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25 Luglio 2022di Ernesto Ferrara
Pd, la campagna “ occhi della tigre” di Enrico Letta parte dalla Toscana. Il puzzle delle liste e lo schema alleanze sono ancora per aria, col dilemma Renzi che infuria. Il leader si mostra freddo ma non chiude le porte: «Un accordo politico con lui ci fa perdere voti » scende in campo l’ex governatore e aspirante parlamentare Enrico Rossi. « In questi pochi giorni va aperto il dialogo con tutti », ribatte il sindaco Dario Nardella e anche la segretaria toscana Simona Bonafè il governatore Eugenio Giani sono per un’intesa larga che comprenda l’ex rottamatore. Il tema non è solo l’accordo ma l’alchimia delle liste: se Italia Viva entrasse in coalizione dovrebbe avere un tot di volti suoi nei collegi uninominali. Dare quello fiorentino del Senato a Renzi, a quel punto? Paracadutarlo altrove? Materia incandescente. Per discutere del quadro il segretario dem fiorentino Andrea Ceccarelli ha dovuto convocare di fretta per stasera una riunione coi 21 i circoli cittadini. E anche nelle direzioni provinciali dopo quella nazionale di domani il rebus sarà sul tavolo.
Un paio di indirizzi sono però già chiari: la Toscana sarà uno dei pilastri della campagna che ha in mente il Nazareno. Obiettivo: massimizzare i consensi in una regione da cui può dipendere il decimale per stare sopra Giorgia Meloni. Non è un caso che Letta mediti di candidarsi capolista nel collegione plurinominale del Senato toscano e forse anche nell’uninominale Pisa- Livorno– Versilia. E chissà che non lo annuncigià mercoledì 27 alla Festa dell’Unità di San Miniato, nel pisano: la prima uscita di popolo della campagna nazionale di Letta è fissata qui. Anche Meloni e Salvini preparano il calendario toscano. Ma la “guerra lampo” del Pd comincia proprio da qui.
Renzi o non Renzi? « Un conto è un accordo tecnico sui collegi uninominali, altra cosa è un accordo politico su di un programma su cui non mi pare che su salario minimo, lotta al precariato o reddito di cittadinanza seppure riformato siamo d’accordo. Nel secondo caso penso che si perdano voti e che li perderebbe anche lui. In ogni caso decide Letta. E d’altra parte ogni intesa con Conte dopo quello che ha fatto è improponibile » avverte Rossi. «Dobbiamo andare con Renzi e Calenda» propone all’opposto il senatore dem Andrea Marcucci. Per la segretaria toscana Simona Bonafè « se è vero che questo passaggio ha segnato uno spartiacque fra chi ha dimostrato responsabilità verso il Paese e chi ha pensato al proprio interesse, bisogna ripartire da tutti quelli che hanno votato la fiducia a Draghi». «Dobbiamo mettere tutti insieme per fare un centrosinistra largo altrimenti rischiamo di perdere negli uninominali. Chiariamoci sulle idee e convergere tutti insieme su quelle. Poi se avessimo qualche sondaggio per capire realmente la forza del Pd e degli alleati potrebbe aiutarci ulteriormente a capire pro e contra di questa coalizione» invoca Nardella. Giani è per replicare lo schema della sua giunta, Pd- Renzi- Speranza, e non vede di cattivo occhio nemmeno la possibilità del collegio fiorentino per l’ex premier. « Il tema vero è se un’ipotesi del genere è in grado di aumentare i consensi o meno. Io un’idea ce l’ho, però lascio scegliere agli organi dirigenti del mio partito» manifesta scetticismo Ceccarelli. Anche l’altro Ceccarelli, il capogruppo dem in Regione Vincenzo, frena: « Io sono per le alleanze larghe purché siano equilibrate. Alla nostra destra e sinistra ma cementate dalla condivisione programmatica » . « Attenzione ragazzi, se l’obiettivo è massimizzare i consensi nel granaio non possiamo schierare qui Renzi. E poi già i posti sono meno e lasciamo a casa 7- 8 parlamentari uscenti, almeno evitiamo il bagno di sangue degli alleati » ragionano in tanti neidem toscani.