Electricity In, Electricity Out: A Conversation with Will Hermes
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4 Dicembre 2023Il retroscena
di Monica Guerzoni
BELGRADO La torre Beogradanka, grattacielo simbolo della capitale serba, è illuminata di verde, bianco e rosso. Sui display che punteggiano le strade fino al palazzo del governo compare l’immagine dell’ospite italiana: «Benvenuta di cuore presidente Meloni». La fondatrice di FdI atterra a Belgrado direttamente da Dubai, per il suo primo bilaterale con il presidente della Serbia. E quando Aleksandar Vucic prende la parola davanti alla stampa, abbonda in complimenti per la «leader a livello mondiale», dotata a suo dire di un «talento veramente enorme». Nelle stesse ore in cui il presidente serbo, con le bandiere Ue alle spalle, si spertica in ringraziamenti per il sostegno di Meloni all’ingresso di Belgrado nell’Unione, Salvini e i suoi amici sovranisti sparano da Firenze pallottole verbali all’indirizzo di Bruxelles. L’Ue? «È un pericolo». L’Ucraina? «Va fermata». Un crescendo che mette in imbarazzo l’inquilina di Palazzo Chigi rispetto ai leader del fronte occidentale e ad Ursula von der Leyen. C’è chi pensa che la leader italiana sia in missione a Belgrado per conto della presidente della Commissione e c’è Salvini che spedisce cartoline fiorentine: «Qualcuno occupa Bruxelles in modo abusivo». Una botta alla stabilità del governo, tanto che Salvini prova a tranquillizzare Meloni e Tajani con due messaggini whatsapp che contengono un lancio di agenzia: «Io con Giorgia e Antonio lavoro benissimo». Ma a Roma le opposizioni si scatenano. Se Calenda sprona Meloni a decidere se «stare con questi pagliacci o con la Ue», lei tace. Finite le dichiarazioni congiunte e senza domande, in cui la premier ricorda l’urgenza di allargare ai Balcani occidentali perché «l’Europa non è un club», Meloni si avvia alla colazione con Vucic. Il presidente serbo rinnova la sua gratitudine all’Italia: a metà del 2024 Stellantis avvierà a Kragujevac la produzione della Panda elettrica. I giornalisti premono per un punto stampa, ma nell’agenda di Meloni non c’è spazio, altra conferma di quanto alto sia il disagio verso Salvini che fa di tutto per scavalcarla a destra. Disagio che, dentro Forza Italia, si fa soddisfazione. «Salvini prenderà una botta che nemmeno si immagina — prevede un “big” — e a noi cascheranno i voti in mano».