LA TRAGEDIA COME EUCARESTIA, O COME ELEMENTO DI CRONACA CHE MUOVE A COMPASSIONE
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4 Marzo 2023di Maria Teresa Meli
La nuova leader penserebbe a Nardella e Picierno o in alternativa Delrio
ROMA Lui in lupetto nero e con un mazzo di fiori in mano, lei in maglia bianca. Garbati, gentili, attenti all’unitarietà (che ha preso il posto della più «maneggevole» e comprensibile unità), Stefano Bonaccini ed Elly Schlein si sono visti ieri pomeriggio alla federazione dem di Bologna. Un’ora e mezzo, o giù di lì, di colloquio che non ha portato molti frutti, se non l’assicurazione del governatore dell’Emilia-Romagna: «Abbiamo tutti la stessa maglietta». Il che per carità sarà anche vero, ma c’è un problema: Schlein non vuole offrire (e non offre) la maglia di capitano — o, meglio, di presidente del Partito democratico — a Bonaccini.
I sostenitori del governatore si erano tutti assestati su quella linea: «Il punto di partenza deve essere Stefano». Ma Schlein ha virato: troppo ingombrante per la nuova segretaria avere il suo competitor alla presidenza. A dire il vero Bonaccini non ci teneva, anzi. Ma questo è stato un primo vulnus tra i due. Lei, Schlein, è convinta che la minoranza non sia coesa e quindi farà offerte individuali a esponenti che hanno sostenuto Bonaccini durante la competizione per le primarie, ma che non rispondono direttamente a lui.
Perciò in ballo per la presidenza ci sono due esponenti che hanno sostenuto il governatore dell’Emilia-Romagna ma che hanno una loro autonomia. Dario Nardella, che pure ai suoi, con i quali parla pane al pane e vino al vino, dice: «Non sono interessato, ho troppe cose da fare». Ma il sindaco di Firenze con Schlein ha un conto aperto (dalla parte di lei). La neosegretaria, quando tutto era incerto, voleva lui come candidato vice. Nardella si è sottratto, ma con Schlein i rapporti sono rimasti amichevoli.
Quindi c’è Pina Picierno: anche lei era in predicato per fare la candidata vice di Schlein, poi ha rotto i rapporti con Dario Franceschini e ha rinunciato a ricoprire quel ruolo, preferendo la stessa posizione con Bonaccini. Ora si parla di Graziano Delrio presidente, un ponte tra due mondi che si annusano senza eccessivo entusiasmo. Debora Serracchiani potrebbe restare al suo posto, visto che la segretaria è in minoranza nei gruppi parlamentari e, quindi, comunque un «accomodamento» si dovrà fare.
Alla Camera
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Schlein e Bonaccini ci ragioneranno in questi giorni. La segreteria unitaria, invece, è tutt’altro che sicura. Base riformista punta i piedi e aspetta di capire quali assetti deciderà la neosegretaria.
Ma di tutto questo non c’è traccia nella prima uscita di Schlein e Bonaccini insieme dopo le primarie, alla federazione del Partito democratico di Bologna. Lui supporta lei, lei lascia libertà d’immaginazione.
Certo, se i pro Bonaccini mantengono la guida del gruppo dem della Camera dei deputati non possono pensare di avere anche il presidente: «Non posso permettermi di non dare un segno di discontinuità, questo lo capisci?», dice Schlein a Bonaccini. Lui non si altera e asseconda. Sa che comunque andrà a finire sono i numeri che contano. E quelli dell’assemblea nazionale raccontano che sarà difficile non arrivare a un compromesso, perché altrimenti il nuovo presidente del Partito democratico potrebbe, per la prima volta, avere un maggioranza risicata. O non essere eletto.