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6 Agosto 2024Il messaggio agli ambasciatori stranieri. Razzi su una base Usa in Iraq: molti i feriti
D. F.
GERUSALEMME Carburante di riserva per volare 45 minuti in più prima di atterrare in Giordania, perché lassù, nei cieli del Medio Oriente, in queste ore pochi sanno che cosa potrebbe succedere. Lo sanno gli iraniani che già avvertono i piloti di evitare il centro, il nord e l’ovest del Paese. Lo aspettano gli israeliani che si stanno «preparando a tutte le possibilità»: «Siamo pronti a passare subito all’offensiva» proclama Yoav Gallant, il ministro della Difesa. Lo temono i diplomatici internazionali che ancora sperano di poter evitare lo scontro.
Gli ayatollah non lasciano dubbi. Gli ambasciatori stranieri sono stati convocati per ricevere la comunicazione: la decisione è presa, l’Iran colpirà Israele. L’Ungheria ha passato il messaggio a Israel Katz, il ministro degli Esteri, che dice: «Ci attaccheranno». Un raid «imminente» avverte Antony Blinken, il segretario di Stato americano, mentre Joe Biden riunisce il consiglio per la Sicurezza nazionale. Eppure il regime ha convocato per domani una riunione d’emergenza dell’Organizzazione per la cooperazione islamica in cui vuole sostenere «il suo diritto alla rappresaglia» per l’uccisione di Haniyeh a Teheran, il leader di Hamas era lì per partecipare alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente. Nasser Kanaani, portavoce al ministero degli Esteri, ribadisce che «l’azione è inevitabile, vogliamo punirli ma non cerchiamo una guerra totale nella regione». Nel mirino ci sono però anche le truppe Usa in Iraq: dei razzi hanno colpito la base di Ayn Al Asad e ci sono molti feriti. Gli ospedali israeliani annunciano di aver terminato i preparativi per accogliere migliaia di vittime, la clinica Ichilov a Tel Aviv ha sgomberato il parcheggio sotterraneo dalle auto e lo ha trasformato in corsie bunker. Lo stato maggiore avrebbe presentato anche i piani per un assalto preventivo prima dell’operazione iraniana, forse su più fronti: parteciperebbe anche l’Hezbollah libanese, che da 10 mesi bersaglia il nord e questa volta estenderebbe il raggio fino a Tel Aviv e altri centri abitati per vendicare la morte di Fuad Shukr, il comandante dell’organizzazione sciita ucciso a Beirut. Sono mobilitate anche le milizie filoiraniane in Siria e Iraq assieme agli Houthi dallo Yemen: è quell’«anello di fuoco» attorno a Israele profetizzato da Soleimani, il generale dei pasdaran ammazzato da un missile Usa nel gennaio del 2020. L’arsenale di Hamas in questi dieci mesi si è ridotto a poche centinaia di razzi, ma il gruppo palestinese cercherà di far parte del raid. I negoziati sulla tregua a Gaza in cambio del ritorno degli ostaggi sono sospesi fino alla nomina del successore di Haniyeh e all’attacco che tutti aspettano.
Yair Lapid, il capo dell’opposizione, accusa il governo di incapacità per «aver lasciato da una settimana un intero Paese ad attendere di essere bombardato». L’ultima apparizione tv di Netanyahu è stata per prendersi il merito dell’uccisione di Shukr, il più attivo resta Gallant che ieri si è riunito con Michael Kurilla: il generale responsabile per le forze in Medio Oriente è arrivato a Tel Aviv per coordinare la difesa contro l’assalto.