Si erano illusi coloro che, dopo il 25 settembre, pensavano che il governo di destra sarebbe stato comunque un capitolo interno al sistema dei diritti.
Certo, un po’ troppo a destra (benché mai si sia chiarito il significato di questa allocuzione ambigua) ma nella norma post-bellica: democrazia costituzionale e stato di diritto fondato sui diritti civili.
Il governo Meloni sta quotidianamente smentendo questa favola bella. Entrando a piedi pari sia sui diritti civili (l’orrenda normativa detta “contro i rave party”) sia sul diritto umano internazionale che contempla tra le altre cose l’obbligo di soccorso in mare. Vi è di più.
L’Italia del governo Meloni entra in rotta di collisione con i paesi co-fondatori dell’Unione Europea, e fa sub-alleanze con paesi limitrofi per tentare di governare nazionalisticamente l’immigrazione.
La giustificazione per impedire l’attracco delle navi rifugio é inclassificabile: si tratta, dicono i nostri governanti, di “navi private, che agiscono in totale autonomia rispetto alle autorità statali competenti». Che si farà con i panfili “privati” che chiedono di entrare nei porti italiani?
La risposta é facile: i panfili non vanno in mare per soccorrere; mentre le navi delle ong, che a questo punto sono trattate come agenti di pirateria, operano secondo uno “spirito” esterno alla “cornice giuridica internazionale” – vanno in mare per soccorrere. Si soccorre per caso quindi, non per determinazione.
Gli azzeccagarbugli hanno un obiettivo liberticida: trattare tutti i “devianti” col pugno duro della legge. Sia i rave che gli “immigrati illegali” che i non-eterosessuali: tutti fanno parte di quel mondo vario che la destra vorrebbe reprime non potendo eliminare.
Trattati come si devono trattare i “centri sociali”, secondo la filosofia che il ministro Matteo Piantedosi ha ben praticato come prefetto di Bologna.
I “centri sociali” hanno preso il posto degli ebrei del ventennio fascista: l’autorità costituita usa il potere per discriminare e reprimere chi é in un certo modo, per la sua identità e non per quel che fa.
La logica resta la stessa, liberticita e con un uso arbitrario del potere, come se fosse proprietà della maggioranza.
Come può una democrazia costituzionale restare indenne con questo sfiguramento del suo “spirito”? Rino Formica ha scritto rivolgendosi al direttore Stefano Feltri, che non si devono identificare le istituzioni con le persone che le rappresentano, perché queste tendono ad accondiscendere lo “spirito” della maggioranza di turno. E’ un richiamo sacrosanto.
La rinascita del nazionalismo istituzionale deve preoccupare. Il nazionalismo vive di frontiere, esterne ed interne.
La patria del 4 novembre, ricelebrata contro le minoranze etniche, sta bene insieme alla patria che oltraggia i “centri sociali” di tutte le fogge. L’Italia sta diventando un paese chiuso nelle sue frontiere cupe.