Smettiamola di chiamare invisibili i senzatetto
1 Marzo 2023Classici alla gogna
1 Marzo 2023a 10 anni dalla scomparsa due brani inediti
Le canzoni in un nastro del ’67 custodito nella redazione del giornale Scarp de’ tenis: «Pronti a donarle al figlio, siano patrimonio di tutti»
Fabrizio Guglielmini
Un ritrovamento straordinario nel gioco delle coincidenze e delle casualità fra studi di registrazione, collezionisti e mercatini di memorabilia. Con l’apparizione dal nulla di due brani inediti che vanno ad aggiungersi alla discografia del genio di Enzo Jannacci che esordisce negli anni Cinquanta per poi esprimersi in una carriera che si sviluppa su oltre mezzo secolo. Un genio che continua a sorprenderci a quasi dieci anni dalla scomparsa, era il 29 marzo 2013. Dal suo mondo musicale surreale, visionario e pieno di umanità, escono due inediti contenuti in una bobina Rca del primo giugno 1967, registrata a Roma, parte dei provini per quello che diventerà lo storico disco «Vengo anch’io. No, tu no» uscito nel 1968. «Tenere fra le mani questa vecchia bobina è un’emozione unica» — dice il direttore di Scarp de’ tenis Stefano Lampertico — «come attuale “custode” del nastro e degli mp3 sono pronto a fare dono di questi ultimi a Paolo (il figlio di Enzo, anche lui cantautore, ndr) affinché questi brani diventino patrimonio di tutti». Sull’etichetta del master sono evidenziati i due titoli: «Se avessi ancora una vita da vivere» e «Senza parole». La storia del ritrovamento è degna della vita avventurosa e anticonformista di Jannacci che sapeva coniugare amicizie sincere (registi, produttori, proprietari di locali come il Derby) al suo «mestiere totale», mix irripetibile d’artista-medico-cantautore e osservatore degli ultimi: «Tutto nasce da una diretta per Prima Pagina, una trasmissione di Radio Rai — ricorda Lampertico —. Per pura coincidenza vado in onda il 29 marzo 2021, anniversario della scomparsa di Enzo e così decido di ricordarlo in apertura della diretta». Lampertico è del tutto inconsapevole di quello che sarebbe successo da lì a pochi giorni. Arriva la telefonata di un ascoltatore che gli dice di essere un appassionato collezionista di dischi e di memorabilia del cantautorato italiano e in particolare di Jannacci e che vuole mantenere l’anonimato: «Ho un nastro del 1967 che vi voglio donare. Non l’ho mai ascoltato». Una volta nella redazione di Scarp de’ tenis estrae da una borsa un nastro magnetico, affascinante per le note di registrazione scritte a mano, un’emozione per gli archeologi di cose jannacciane.
«Se avessi ancora una vita da vivere» e «Senza parole» incise sul master — così in gergo si chiama il nastro che contiene le prove, spesso vicine al risultato finale — sono scrupolosamente annotate fra brani passati alla storia della canzone come «La ballata del pittore», «Ho visto un re» e «La sera che partì mio padre». Lampertico chiama le sue fonti per essere certo che i brani non siano mai stati pubblicati: chiama Ranuccio Sodi, regista, grande amico del cantautore, Sandro Paté esegeta di Jannacci e chiama soprattutto Andrea Pedrinelli, autore di una discografia ragionata che attraversa 50 anni. Gli inediti sono davvero inediti: nessuno ne ha mai sentito parlare. Le abbiamo ascoltate dopo un delicato travaso in formato mp3 dal nastro originale per i vecchi registratori a bobina. Dopo il «trasferimento» che ha del miracoloso da un archivio o forse da un mercatino arriva la voce potente di un Jannacci 32enne in grandissima forma.
«Se avessi ancora una vita da vivere» è un brano su un tempo swing anni Sessanta e con un testo pieno di nostalgia che si distacca (com’è accaduto in tante sue grandi canzoni) dall’impronta dissacrante e sempre umana di altri grandi successi; «Senza parole» invece è una sorta di «blues all’italiana» su cui Jannacci vocalizza e fa pensare a tutti gli effetti che fosse la base per un pezzo a cui abbinare il testo. A memoria, l’ultimo inedito risale al 2004 quando Jannacci pubblica «Milano 3-6-2005»: sedici brani in dialetto milanese scritti quarant’anni prima e riarrangiati. C’è un solo brano mai pubblicato: «Ti Luna». Ora il testimone passa al figlio Paolo che in qualità di naturale continuatore dell’arte di Jannacci deciderà come e quando pubblicare i due inediti o come spera Lampertico «interpretarli direttamente lui stesso».
L’occasione c’è già: il prossimo 3 giugno il figlio di Enzo sarà al pianoforte al teatro degli Arcimboldi con il recital «Jannacciami!», un omaggio al padre con una sfilata di comici, musicisti e scrittori che hanno collaborato con Jannacci nelle varie fasi della sua carriera. E chissà se dopo 56 anni quegli inediti possano trovare una nuova vita sul palcoscenico.