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28 Giugno 2023
di Francesco Rosano
Il presidente della regione più colpita: «Scelta centralistica. E le risorse?»
BOLOGNA È meta mattina a New York quando il cellulare di Stefano Bonaccini squilla. Dall’altro capo della cornetta c’è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che in un caldo pomeriggio romano chiama Oltreoceano per anticipare al governatore le scelte del Cdm serale.
Il presidente del Pd è negli Usa per promuovere le eccellenza enogastronomiche dell’Emilia-Romagna, siglare accordi di collaborazione, fare marketing territoriale: la locomotiva d’Italia non si ferma neanche quando è incrostata di fango. Dopo un pressing durato settimane, accompagnato da appelli della quasi totalità dei sindaci emiliano-romagnoli e dal sostegno dei colleghi governatori (anche di centrodestra) a favore della sua nomina a commissario, Bonaccini aveva tentato l’ultimo affondo 24 ore prima. «A chi motiva che il commissario per la ricostruzione non può essere figura del territorio perché anche altre regioni sono state colpite dall’alluvione — aveva scritto — segnalo che circa il 95% dei danni riguardano l’Emilia-Romagna».
Più una dichiarazione di coerenza che una vera offensiva, visto che da tempo il governo Meloni aveva fatto intendere che non sarebbe stato lui a ricoprire quel ruolo che gli toccò dopo il terremoto in Emilia. Nel totonomi degli ultimi giorni, però, quello del generale Francesco Paolo Figliuolo è il profilo migliore agli occhi del governatore. La nomina a subcommissario, insieme ai colleghi di Toscana e Marche, il riconoscimento di un ruolo operativo e di collegamento con il territorio. La telefonata tra Figliuolo e Bonaccini, che segue quella con Mantovano, è la conferma del rapporto di stima e rispetto solidificatosi tra i due nei mesi difficili del Covid, quando Mario Draghi scelse il generale potentino per vaccinare il Paese.
La collaborazione
Siamo pronti a lavorare col nuovo commissario Gli chiederò di vederci nelle prossime ore insieme a sindaci e presidenti di Provincia
«Lavoreremo insieme, sono qui per fare le cose seriamente», è il messaggio. Bonaccini apprezza, il suo profilo istituzionale e il sangue ex Pci (lo stesso dimostrato dopo la vittoria di Elly Schlein alle primarie) fermano sul nascere qualsiasi strappo su Figliuolo. Ma non le critiche all’esecutivo. «Avevamo proposto una collaborazione istituzionale che valorizzasse i territori — rivendica il presidente dell’Emilia-Romagna — prendiamo atto che il governo, dopo due lunghi mesi di gestazione, ha scelto invece un modello centralistico. Una scelta che reputiamo sbagliata ma che, ad ogni buon conto, vede la nomina di una persona con cui abbiamo collaborato bene durante la pandemia».
«Resta da capire con quali strumenti e quali risorse potrà agire da domattina», conclude Bonaccini, che dopo il suo rientro stamattina in Italia è pronto a chiedere un incontro al neo commissario alla ricostruzione già «nelle prossime ore». Figliuolo non si tocca, è la linea del Pd alluvionato, il governo sì. Il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, loda «le capacità e lo spirito di sacrificio» di Figliuolo, ma critica un esecutivo che «dopo averci spiegato per tre settimane che un commissario non serviva, arriva con grave ritardo a una scelta di indiscutibile qualità». Massimo Isola, primo cittadino di Faenza, ricorda che «gli enti locali avevano chiesto compatti di fare prima», poi riconosce le «indiscutibili competenze di Figliuolo. Speriamo che dal punto di vista delle risorse sia messo in condizione di lavorare bene…». Gian Luca Zattini, sindaco di centrodestra a Forlì, dice quasi le stesse cose. Anche lui aveva chiesto Bonaccini commissario, ma «quella di Figliuolo è una nomina di alto profilo che salutiamo con grande soddisfazione. E con l’auspicio che sia affiancata, il prima possibile, da risorse certe».