
Joni Mitchell – River
21 Dicembre 2025
Due articoli di Pierluigi Piccini mettono in discussione il dibattito pubblico cittadino, denunciando l’uso dell’urbanistica come schermo tecnico e l’assenza di una visione politica capace di affrontare le contraddizioni economiche e sociali di Siena
21 Dicembre 2025di Pierluigi Piccini
C’è una cosa che colpisce, leggendo le dichiarazioni della principale forza di opposizione sul Piano strutturale: l’assenza totale di una proposta riconoscibile. Si parla di “andare oltre”, di futuro, di visione, di sentieri per i senesi di domani. Ma non si dice mai che cosa sia, concretamente, questo “oltre”.
Non è un problema di stile, è un problema politico. Perché una critica che resta sul piano dell’astrazione non incide, non obbliga a rispondere, non apre un conflitto vero. È una critica rivolta al dover essere, mentre l’amministrazione – piaccia o no – si muove sul terreno dell’essere: risorse, priorità, scelte immediatamente leggibili.
Dire che non si può governare guardando solo “ai soldi che si hanno in tasca” è facile, ed è persino vero. Ma la politica comincia quando si dice dove investire comunque, cosa rischiare, cosa non fare più, cosa sacrificare. Altrimenti non è visione: è una postura morale.
Il Piano strutturale, per sua natura, è lo strumento giusto per dichiarare scelte anche scomode. Per dire che tipo di città Siena non vuole essere, quali modelli di sviluppo rifiuta, quali trasformazioni considera irreversibili. Qui invece l’“oltre” diventa una parola-valigia dentro cui entra tutto e quindi niente. Ambiente, lavoro, famiglia, energie alternative: un elenco condivisibile, ma politicamente innocuo se non è ordinato, gerarchizzato, assunto come terreno di scontro.
Il risultato è paradossale. Mentre la maggioranza rivendica la concretezza – anche difensiva, anche limitata – l’opposizione si rifugia nell’astrazione. E così finisce per rafforzare l’avversario, perché in assenza di un’alternativa definita la concretezza appare come responsabilità, mentre la visione indistinta sembra fuga.
In politica l’“oltre” esiste solo se è dicibile. Se non lo dici, non c’è. E qui, semplicemente, non c’è.





