Oggi il Parlamento europeo dirà si alla risoluzione che rinnova il sostegno finanziario e militare a Kiev e che contiene la richiesta di togliere le limitazioni all’uso di armi in territorio russo. Come già a luglio, anche se gli obiettivi passano da “militari” a “sensibili”, con un ulteriore salto in senso “bellico”. A nulla sono servite le trattative delle delegazioni italiane per far togliere il passaggio dalla risoluzione congiunta di Ppe, Socialisti & Democratici, Renew, Ecr e Verdi. Tanto che dovrebbero votare no in blocco tutti: Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Pd, Sinistra italiana, Verdi, M5S. A eccezione di qualche “falco”, come la dem Pina Picierno, che è pronta a dire sì anche in dissenso dal suo gruppo.
Ma comunque, il passaggio ha i voti per passare: le delegazioni italiane si troveranno a dover dire di sì a un testo finale che lo mantiene. Come successe già a luglio.
Dunque, il testo al punto 8 “invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni sull’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo, che ostacolano la capacità dell’Ucraina di esercitare pienamente il proprio diritto all’autodifesa secondo il diritto internazionale pubblico e lasciano l’Ucraina esposta ad attacchi contro la sua popolazione e le sue infrastrutture”.
La delegazione di FdI aveva cercato di far inserire un passaggio in cui si diceva che la scelta era lasciata alla volontà degli Stati nazionali. La posizione del governo italiano. È uscita sconfitta dal negoziato. Nel frattempo, già ieri mattina Antonio Tajani dava indicazione agli azzurri di dire no. La trattativa nel gruppo dei Socialisti è andata avanti per tutta la giornata di ieri. La delegazione dem motiva il suo sì con il fatto che – rispetto a luglio – nel testo c’è una maggiore enfatizzazione del percorso diplomatico. Al punto 3, infatti, si chiede all’Ue e ai suoi Stati membri di lavorare attivamente per mantenere e ottenere il più ampio possibile sostegno internazionale per l’Ucraina e identificare una soluzione pacifica alla guerra”. Ancora. Si invita “a un impegno attivo dell’Ue nell’attuazione della formula di Pace dell’Ucraina e nella creazione delle basi per tenere il secondo vertice della pace”.
Gli indipendenti dem, Marco Tarquinio e Cecilia Strada, si asterranno sul testo finale, come a luglio. Ma alcuni big dem riformisti, da Giorgio Gori a Dario Nardella, passando per Lello Topo, più favorevoli al sostegno all’Ucraina della segretaria, dovrebbero partire da Strasburgo prima del voto (previsto intorno a mezzogiorno) per evitare una posizione equilibrista. La maggioranza di governo in Italia sta cercando di arrivare a una posizione compatta: a dire sì al testo finale dovrebbero essere FdI e FI, che stanno cercando di convincere la Lega.
A stigmatizzare la risoluzione sono i Cinque Stelle, che diranno no: “Ci porta dritti alla terza guerra mondiale, perché esorta all’uso di armi e missili dei Paesi Nato sul territorio russo: di fatto stiamo chiedendo agli Stati membri di bombardare la Russia. Ci appelliamo a tutti gli europarlamentari: non votate questo testo, è pericoloso, per una volta lanciamo un messaggio di pace”, dice Danilo Della Valle, europarlamentare del Movimento 5 Stelle. Che poi spiega come loro hanno presentato emendamenti pacifisti, condannando ogni consegna di armi e supporto militare nel conflitto, oltre naturalmente all’uso di armi sul territorio della Russia ed esprimendo profonda preoccupazione per la trasformazione dell’economia europea in una economia di guerra. Ma le divisioni sono anche all’interno del gruppo The Left: le delegazioni svedesi, danesi e finlandesi non sono d’accordo sul no all’invio di aiuti militari.