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19 Settembre 2023L’eredità della Lollo è sparita. I pm: «Condannate il factotum»
di Ilaria Sacchettoni
Roma, i parenti: 10 milioni di beni perduti. La richiesta: 7 anni e mezzo a Piazzolla
ROMA È una guerra felpata di sguardi e spallucce quella tra Andrea Piazzolla, per sempre factotum di Gina Lollobrigida, e Andrea Skofic figlio della Bersagliera, l’uno e l’altro nell’aula del tribunale dove si decide se gli ultimi anni della diva siano stati un inno alla vita oppure una monumentale spoliazione. Nel giorno dedicato alla discussione affiora la novità: nulla è rimasto del patrimonio ma entrate e uscite si pareggiano a somma zero.
Piazzolla siede all’apparenza tranquillo anche quando la pm Eleonora Fini formalizza la sua richiesta di condanna a sette anni e sei mesi, il massimo previsto dal codice penale per il reato di circonvenzione di incapace di cui è accusato: «Il rapporto fra vittima e imputato era squilibrato — dice la pm —. C’è la manipolazione e ci sono una serie di atti contrari al proprio interesse da parte di Gina Lollobrigida». Una perizia nella quale si attesta che la «Lollo» era «raggirabile» per via di una certa vulnerabilità subentrata con gli anni è agli atti del dibattimento eppure anch’essa è in ballo per la difesa, rappresentata dall’avvocato Filippo Morlacchini.
Negli anni, fra il 2013 e il 2018, il factotum della diva si sarebbe appropriato di case, gioielli, contanti e vetture della «Lollo» trasformando la quotidianità dell’attrice, secondo i punti di vista, in «viaggio esistenziale» o in un isolamento finalizzato al controllo dei beni. Non nega Morlacchini che il patrimonio sia scomparso ma ritiene che sia stato donato in perfetta (e generosa) autonomia dall’attrice al suo factotum. Ma quanto è andato perduto? Il giudice Marco Marocchi acquisisce una fotografia aggiornata al 7 settembre scorso della situazione patrimoniale, vale a dire il parere del notaio (Vittorio Occorsio) che si occupa dei beni di Lollobrigida, secondo il quale non c’è ormai più un’eredità. Nulla è rimasto di soldi, case, gioielli, oggetti della donna divenuta un simbolo dell’Italia nel mondo secondo le parti civili, Skofic e figlio ma anche da Javier Rigau l’ex marito della Bersagliera, rispettivamente assistiti dagli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silverj. Sono proprio questi ultimi a pesare la presunta spoliazione, quantificando in oltre «dieci milioni di euro il patrimonio di Gina Lollobrigida al momento in cui conobbe Piazzolla (era il 2009, ndr)».
Il presente è malinconico: anche i circa tremila euro necessari per una cura odontoiatrica sono stati un problema con cui il curatore dell’eredità ha dovuto misurarsi dicono le parti civili.
L’accusa. Per la Procura l’assistente della diva l’avrebbe manipolata e raggirata.
Piazzolla entra nella vita della Bersagliera a 21 anni «come fattorino della lavanderia secondo l’architetto Giorgio Bonini (amico dell’attrice in seguito allontanato, ndr)» procede Gentiloni Silverj, lascia gli studi e d’accordo con la sua famiglia inizia a occuparsi dell’attrice all’epoca ottantenne.
Si trasferisce nella sua villa sull’Appia antica e non la lascia. Tutto ciò che succede in seguito — lo sfratto del nipote Dimitri dalla sua dependance, la sua esclusione dall’amministrazione della società «Vissi d’Arte» — appare, per gli avvocati di parte civile, la naturale conseguenza di una strategia volta a «demolire la torre nella quale viveva Gina Lollobrigida».
La difesa ribatte su tutto, perizia inclusa: «Si è trattato di un parere influenzato dai media che prima ancora della presentazione della querela già avevano ribattezzato Piazzolla colpevole. Questo è un processo triste nel quale si cerca di far prevalere un atteggiamento moralistico e censorio verso una grande anziana che si è goduta i suoi ultimi giorni grazie alle cure affettuose di un giovane. Piazzolla le ha salvato la vita più volte e non solo in senso lato».