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Rappuoli e il limbo del Biotecnopolo. La Regione: serve un cambio di passo
Il direttore potrebbe lasciare. Bezzini: mi auguro che Roma non voglia affossare tutto
Aldo Tani
L’amore per Siena è grande. Ma non può tutto. Al punto che Rino Rappuoli pone un aut aut se il Biotecnopolo non dovesse vedere la luce. «È il posto in cui sono nato. Questo non basterebbe però a trattenermi, se un limbo che dura già da 18 mesi si dovesse prolungare», ha detto il microbiologo in un’intervista a La Repubblica . Quanto basta per far suonare un campanello d’allarme.
Lo scienziato, dopo decenni di lavoro nelle Big Pharma, è stato nominato direttore scientifico della struttura che dovrebbe contenere al suo interno il Centro antipandemico nazionale. Una figura di primo piano, in grado di richiamare a Siena anche l’immunologo statunitense Anthony Fauci.
Se non fosse che l’operazione finora è rimasta sulla carta. Anzi, da quando è cambiato il governo, non c’è più certezza dello stanziamento ipotizzato, quasi 400 milioni. Il tutto sarebbe ancorato al nuovo statuto, come ripetuto più volte da Anna Maria Bernini, che guida uno dei quattro ministeri coinvolti come soci fondatori. «Voglio parlare con Rappuoli e ragionare sul fatto che se il governo non dà gambe al Biotecnopolo, potrebbe avere un ruolo attraverso le istituzioni locali, come Tls, perché possa attraverso ciò svolgere un’attività di primo piano», sottolineato il presidente della Regione Eugenio Giani, che poi in merito al possibile addio dello scienziato aggiunge: «Bisogna dare l’opportunità perché Rappuoli sia qui in un ruolo di responsabilità e di giusta importanza. Ritengo che sia un grido di dolore che debba essere raccolto positivamente e dando a Rappuoli tutte le condizioni perché possa operare, sentendosi a suo agio. Non possiamo perdere l’occasione di vederlo andare verso lidi che sicuramente faranno suonare le sirene».
E su possibili aggiornamenti Giani scuote il capo: «Non sono io che posso averli. Il Biotecnopolo lo avevamo concepito, avevamo trovato finanziamenti, lo avevamo architettato in Parlamento. Poi chi lo ha ereditato, il nuovo Governo, evidentemente non ha saputo portarlo avanti». Sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso l’assessore Simone Bezzini, che tra i primi aveva espresso preoccupazione in Consiglio regionale: «Serve un cambio di passo ed è indispensabile che venga reso noto il cronoprogramma. Mi auguro che la destra non voglia affossare questa progettualità strategica per la sicurezza sanitaria dell’Italia e in grado di offrire opportunità di crescita alla Toscana».
Chiamata in causa la destra però non risponde. Non lo fa il deputato di FdI, Francesco Michelotti, né il sindaco di Siena, Nicoletta Fabio, trincerati dietro a un «no comment».