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23 Marzo 2023«Gestazione per altri», almeno 250 coppie l’anno: 9 su 10 sono eterosessuali
23 Marzo 2023
di Massimo Franco
Il governo riemerge dalla discussione sull’Ucraina unito formalmente, ma percorso da tensioni difficili da eliminare: i distinguo della Lega sugli aiuti militari a Kiev, l’assenza iniziale dei suoi ministri accanto alla premier Giorgia Meloni e i timori insistiti su un aggravamento della guerra suonano come un controcanto all’atlantismo di Palazzo Chigi. E non lo aiutano sul piano internazionale. In compenso, le opposizioni si confermano più distanti e divise di prima. Evocano una maggioranza di destra in crisi, eppure sorvolano sulle proprie spaccature.
Attaccando il Pd favorevole alla politica del governo nei confronti dell’invasione russa, il grillino Giuseppe Conte può finalmente smarcarsi dalla neosegretaria Elly Schlein; e proclamare che c’è «ancora da lavorare» per ipotizzare un’alleanza. La spaccatura sulla politica estera è reale, ma i Cinque Stelle si impegnano a sottolinearla per allontanare l’abbraccio soffocante del nuovo Pd. Quanto al Terzo Polo di Carlo Calenda, il voto comune in alcune parti con la coalizione governativa è la conferma di una posizione mediana.
A colpire di più, tuttavia, è il tono simile di M5S e esponenti del Carroccio sul conflitto. In nome del pacifismo, entrambi insistono sull’esigenza di una tregua che mancherebbe per responsabilità dell’Europa. Le critiche al «pensiero unico» sulla guerra, pronunciate martedì dal capogruppo leghista al Senato, Massimiliano Romeo, hanno lasciato un livido nella maggioranza: anche se ieri sono state un po’ corrette dallo stesso Romeo. Il punto di partenza è sempre la condanna dell’invasione russa dell’Ucraina.
Ma ha l’aria di una sorta di premessa d’ufficio per poter poi criticare Ue e Nato; e additare il pericolo di una prosecuzione del conflitto, scaricandone la colpa non su Putin ma sull’Occidente europeo e statunitense. Conte ieri ha usato la guerra per risalire la china. Ha cercato di riprendere quota come co-leader dell’opposizione, accusando Meloni di «portare l’Italia verso la guerra nucleare»; e ripetendo il mantra di una «soluzione diplomatica» in realtà finora impraticabile.
Giorgia Meloni ha replicato ammonendo: «Ho sentito dire: “Fermatevi”. Ma andrebbe detto a Vladimir Putin. Se ci fermiamo consentiamo l’invasione dell’Ucraina e non sono così ipocrita da scambiare il termine invasione con il termine pace». Probabilmente si rivolgeva anche ad alcuni dubbiosi della maggioranza: dalla Lega a Silvio Berlusconi, sebbene alla fine la destra abbia votato compatta, rispetto a opposizioni di nuovo in plateale ordine sparso. Preoccupa, tuttavia, l’ennesima immagine di un’Italia divisa sulla politica estera; e proprio alla vigilia di un Consiglio europeo nel quale aspirerebbe a essere protagonista.