Un voucher per i nuclei fino a 40 mila euro di Isee. Il Pd: “Vergogna” Valditara: “Giusto assicurare il diritto allo studio per tutti”
ROMA — L’ultimo emendamento alla manovra finanziaria, firmato da Fratelli d’Italia, riporta al centro la questione dei fondi alle scuole private e parificate, argomento da sempre conflittuale nella scuola italiana. Dice il testo: «Dal 2025 alle famiglie che hanno un reddito Isee fino a 40.000 euro viene riconosciuto un voucher, spendibile esclusivamente presso una scuola paritaria, per un importo annuale massimo pari a 1.500 euro per ogni studente frequentante».
Il finanziamento complessivo è pari a 65 milioni l’anno. Una cifra sensibile per un sistema scuola che, fin qui, ha visto varare un pacchetto dedicato risicato: 2,15 miliardi di euro sull’istruzione, quasi tutti da impegnare sul rinnovo del contratto di docenti e amministrativi. Sono state poche le altre voci di finanziamento pubblico sul tema all’interno della manovra: 93,4 milioni sono stati previsti per il miglioramento dell’offerta formativa, 25 milioni per il Fondo per la valorizzazione del sistema scolastico.
Per attuare l’emendamento del deputato Lorenzo Malagola servirà un decreto del ministero dell’Istruzione. E il ministro Giuseppe Valditara, visto il montare delle polemiche nella corso della giornata di ieri, a sera si è limitato a dire: «Il governo è ben consapevole dell’importanza di assicurare il diritto dei ragazzi, a prescindere dal reddito,a studiare nelle scuole paritarie. Stiamo riflettendo su questo argomento importante e lavorando per individuare soluzioni praticabili».
Dicevamo, le polemiche. Il Pd, attraverso il senatore Francesco Boccia, ha detto: «Valditara, anziché vergognarsi per i tagli alla scuola pubblica previsti in manovra, accoglie con entusiasmo le mancette che esponenti di maggioranza hanno proposto per le paritarie».
Bisogna ricordare che nel 2020, a proposito di un finanziamento di 300 milioni destinato alle paritarie, il Pd, in quel caso trainato dalla componente cattolica, votò a favore insieme alla Lega.
Per i Cinque Stelle ieri si è mosso il leader Giuseppe Conte: «Niente per il carolibri», ha detto il presidente del Movimento, «e oltre 7.000 posti tagliati all’organico della scuola statale. Come nella sanità, Meloni definanzia il pubblico e incentiva la fuga nel privato». Isuoi uomini in Commissione cultura alla Camera hanno chiesto: «Ma che cosa ha fatto la scuola pubblica a Giorgia Meloni per essere così bistrattata da lei? Perché a Fratelli d’Italia la scuola pubblica fa schifo?». Anche i sindacati scolastici si sono opposti a questa misura che premia un mondo storicamente protetto dal centrodestra italiano. «La notizia desta sconcerto», ha detto Vito Carlo Castellana, coordinatore della Gilda. «Decine di migliaia di famiglie fanno fatica a vedersi garantito il diritto allo studio per i propri figli che frequentano la scuola pubblica statale e ora si dirottano risorse verso coloro che possono permettersi una paritaria.Sarebbe utile e auspicabile, piuttosto, un voucher che copra le spese dei libri di testo e dei trasporti per gli alunni in difficoltà economica».
Questa mattina si mobilitano gli studenti, in piazza per il “No Meloni day”. L’Unione degli Studenti scrive: «Cambiamo insieme questo modello di scuola e riprendiamo in mano il nostro futuro. Vogliamo poter cambiare le nostre scuole dal basso, da dentro e fuori. Vogliamo vivere liberi dalla subordinazione al mondo del lavoro, liberi dalla cultura della guerra, dalle dinamiche autoritarie e performative». E il sindacato Anief ha proclamato uno sciopero nazionale contro la precarietà.