Il governo Meloni è uscito a pezzi ieri dalle audizioni sulla legge di bilancio della Banca d’Italia, dell’Istat e del Cnel davanti alle Commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato. Nell’occhio del ciclone sono finite le seguenti norme della legge di bilancio: quelle pro-evasione fiscale sull’innalzamento del tetto dei contanti a 5 mila euro e la rimozione delle multe per gli esercenti che non permettono di utilizzare il Pos fino a 60 euro. C’è l’iniqua «Flat Tax», un’altra bandiera degli ultras dell’individuo proprietario che si scagliano contro le partite Iva impoverite e discriminano i dipendenti. C’è il taglio vessatorio entro agosto 2023 del «reddito di cittadinanza» agli «occupabili»,cioè un terzo dei beneficiari totali, in un momento di recessione e aumento della povertà. Infine la reintroduzione dei voucher che sarà un’altra spinta alla precarizzazione del lavoro povero e stagionale.
«I LIMITI all’uso del contante, pur non fornendo un impedimento assoluto alla realizzazione di condotte illecite, rappresentano un ostacolo per diverse forme di criminalità ed evasione – ha detto Fabrizio Balassone (Banca d’Italia) – Negli ultimi anni sono emersi studi – anche condotti nel nostro Istituto – che suggeriscono che soglie più alte favoriscono l’economia sommersa. E c’è inoltre evidenza che l’uso dei pagamenti elettronici ridurrebbe l’evasione fiscale».
VA APPROFONDITA l’analisi dell’odiosa «Flat Tax» fatta da Via Nazionale: «L’ampliamento della platea dei contribuenti che accedono al regime forfetario restringe ulteriormente l’ambito di applicazione della progressività nel nostro sistema di imposizione personale sui redditi, che come noto è garantita dall’Irpef» ha spiegato Balassone il quale ha aggiunto che la flat tax comporta una penalizzazione dei dipendenti sottoposti all’Irpef. E c’è il rischio di evasione fiscale. «L’introduzione della flat tax incrementale, sebbene possa attutire le differenze di trattamento tra lavoratori autonomi e imprenditori con ricavi sotto o sopra la soglia di accesso al regime forfettario, difficilmente potrà eliminare l’eccessiva concentrazione dei fatturati dichiarati su valori appena inferiori alla soglia». Per evitare comportamenti «elusivi ed evasivi» occorrerebbe «una riforma organica» ed «equa» del fisco. Eventualità rimossa da quasi tutto l’arco politico, e non solo dalle destre.
DEVASTANTE sarà il taglio del «reddito di cittadinanza» nella prospettiva della recessione e di un Pil a zero nel 2023. Servirebbe «un rafforzamento delle misure di sostegno al reddito» ha detto Balassone. Considerati i rischi di aumento dell’indigenza nelle aree dove il «reddito» è più diffuso, il taglio colpirà «nuclei familiari difficilmente in grado di trovare una fonte di reddito alternativa sul mercato del lavoro, per di più in un contesto di rallentamento dell’economia e con un costo della vita in significativo aumento. L’importo dell’assegno, peraltro, non è indicizzato all’evoluzione dell’inflazione».In una replica Balassone ha aggiunto: «Per l’Inps – ha senza reddito di cittadinanza nel 2020 ci sarebbero stati un milione di individui poveri in più [Nel 2021 sono comunque aumentati da 4,7 a 5,6 milioni, ndr.] .
L’attuale assetto della misura non manca di aspetti critici ma con la riforma c’è il rischio di un aumento della povertà». Bankitalia auspica l’acritico sviluppo di quella «modernizzazione» reazionaria tipica delle politiche di Workfare chiamata «politica attiva del lavoro» e «un’adeguata offerta di corsi nelle regioni economicamente meno sviluppate del paese». Vasto programma, del tutto irrealistico. Eppure il governo lo svuole applicare in otto mesi. Addirittura.
SUL «REDDITO di cittadinanza» queste sono valutazioni convergenti con i dati Istat esposti ieri dal presidente Giancarlo Blangiardo. La platea dei sacrificabili per il governo è di 846 mila individui, oltre un terzo dei beneficiari tra 18 e 59 anni. La furia ideologica delle destre colpirà i single, chi già lavora e un terzo dei Neet beneficiari tra 18 e 29 anni. Nulla la manovra fa inoltre per il rinnovo dei contratti nel pubblico. I rinnovi fatti riguardano il triennio 2019-2021 e sono scaduti. Con l’inflazione e il caro energia questa strategia rientra nella moderazione salariale che peggiorerà la crisi. I dati Istat parlano chiaro a tale proposito. E sta qui il lato più politico, e regressivo, del disegno delle destre. Non uniche, va detto, a non volere alcun aumento dei salari. è un’indicazione della Bce, tra gli altri. Insieme all’aumento della povertà questo sarà il costo reale della policrisi capitalistica.
IL PRESIDENTE del Cnel Tiziano Treu ha infine valutato criticamente l’estensione dei voucher che «rischiano di sostituire occupazione più garantita e tutelata». Treu si è detto perplesso sulle coperture degli ed extraprofitti. E «manca il riferimento alle politiche di sviluppo e il collegamento al Pnrr». Cioè all’oggetto misterioso a cui è stato legato il destino del paese che oggi risulta già in ritardo, malconcepito oltre che incerta applicabilità. Le conseguenze saranno tutte del governo dell’estrema destra postfascista. E non saranno indolori.