Azar Nafisi “È una rivolta esistenziale Il regime non fa più paura”
16 Settembre 2023MA LE RICETTE “ARMATE” NON FUNZIONANO E LA DISPERAZIONE NON È MAI UNA COLPA
16 Settembre 2023
All’assemblea presenti anche la segretaria pd Schlein, Boschi e il generale Figliuolo
Antonella Baccaro
Un governo schierato, quasi per intero, in prima fila, Carlo Bonomi, nel suo quadriennio da presidente di Confindustria, non lo aveva mai visto. Per non parlare dell’intervento di un capo dello Stato: quella di ieri è stata una prima assoluta. Nel primo anno di Bonomi, in piena pandemia ci fu Giuseppe Conte, ma le altre presenze furono contingentate. Nel secondo anno parlò Mario Draghi, accompagnato da un pezzo di esecutivo. Nel terzo, insolitamente Bonomi ha voluto l’assemblea in Vaticano, alla presenza del Papa, isolata dal mondo politico.
Quest’anno, l’ultimo del suo mandato, nella bolla dell’auditorium, al riparo dai 30 gradi romani, c’erano tutte le premesse per affrontare il governo a viso aperto e togliersi pure qualche sassolino dalle scarpe. Senonché, la scelta del presidente di non inserire nella relazione osservazioni sullo stato dell’economia, sul Pnrr e sulla manovra, per parlare di democrazia, nuovi equilibri globali e politiche europee, ha sottratto alla controparte in sala il suo giudizio sui temi caldi del dibattito.
Non che a Giorgia Meloni, attenta anche alle virgole ma silenziosa fino all’ultimo, siano sfuggiti alcuni messaggi depositati tra le righe: l’appello alla libertà di intraprendere, evitando la tentazione del dirigismo o il “no” al salario minimo, che annullerebbe il ruolo dei corpi intermedi. E poi quell’affondo sulle riforme istituzionali che devono essere condivise e rispettose degli equilibri della nostra Costituzione.
A Meloni e ai sette ministri presenti (mancavano, tra gli altri, Matteo Salvini, impegnato nel processo Open Arms e Giancarlo Giorgetti, volato all’Eurogruppo) non è rimasto che concentrarsi sulle parole dense del presidente Mattarella e, in qualche caso, affidare agli «a margine» le considerazioni sui temi di attualità, che Bonomi ha affrontato solo nella conferenza stampa successiva. Primo fra tutti la tassa sugli extraprofitti delle banche. Su questa, a dare la sveglia ieri, oltre al ministro degli Esteri forzista Antonio Tajani, è stata la presidente di Fininvest, Marina Berlusconi, alla sua prima uscita in Confindustria dopo la scomparsa del padre. «Ho apprezzato molto l’approccio responsabile del governo e di Giorgia Meloni, sia per la gestione dei conti pubblici sia in politica estera» ha esordito ai microfoni. «Da imprenditrice — ha aggiunto — do grande valore alla stabilità, sono contenta che il Paese abbia un governo espressione della volontà popolare, non accadeva da dodici anni e vi ricordate chi era allora il premier». Ma ecco la parte critica: «Ho apprezzato molte misure del governo ma tra queste non c’è la tassa sugli extraprofitti. Capisco le motivazioni ma non sono sufficienti a superare le grandi perplessità che ho sia nel merito, sia nel metodo». Un’ultima precisazione per chi la vorrebbe in corsa in politica o in Confindustria: «Non sono interessata. Sono impegnata con le mie aziende, amo il mio lavoro».
Il riferimento a un’altra tassa, quella che si dovrebbe far pagare ai giganti del web, tra i temi di Mattarella e Bonomi ha suscitato l’entusiasmo del vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri (Forza Italia). Mentre si è soffermato sul salario minimo il commento della segretaria confederale della Cgil, Francesca Re David, in disaccordo con Bonomi sul fatto che basti la contrattazione collettiva: «È necessaria l’individuazione di una soglia minima oraria come base per la definizione di tutti gli altri aspetti».
Convergono sull’importanza di un equilibrio tra sostenibilità economica e ambientale, teorizzato dai due relatori di ieri, i commenti del ministro della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto e del suo predecessore, l’ad di Leonardo, Roberto Cingolani. Infine molti dei commenti degli imprenditori e dei manager presenti si sono soffermati sul discorso di Mattarella. C’erano, tra gli altri, Andrea Orcel, Giovanni Gorno Tempini, Urbano Cairo, Bernardo Mattarella, Francesco Gaetano Caltagirone, Fedele Confalonieri.
In platea, dove sono mancati leader come Giuseppe Conte e Matteo Renzi, spiccava la divisa del generale Figliuolo. Per l’opposizione politica c’erano la leader del Pd, Elly Schlein con il capogruppo dei senatori Francesco Boccia, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini (Azione) e Maria Elena Boschi (Italia viva). Si faceva notare infine l’assenza dei segretari generali di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, impegnati altrove. Presente il leader della Cisl, Luigi Sbarra.