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di Nando Pagnoncelli
Bocciata la gestazione per altri a pagamento. Il 47% per le adozioni da parte di coppie gay
Nelle ultime settimane il tema dell’omogenitorialità ha fatto irruzione nel dibattito radicalizzando le posizioni di leader e partiti. Si tratta di un tema che investe la sfera etica rispetto alla quale le opinioni dei cittadini sono solitamente meno influenzate dall’orientamento politico. Basti pensare alle prese di posizione sul divorzio, sull’aborto, sulla procreazione assistita, sul fine vita: ebbene, su questi e su altri temi i risultati dei referendum e le ricerche sociali hanno dimostrato che una quota rilevante di cittadini si esprime diversamente dalle prese di posizione del partito a cui si sentono più vicini.
La maternità surrogata, vietata in Italia e nella stragrande maggioranza dei Paesi, suscita reazioni diverse a seconda che avvenga a fronte di un corrispettivo in denaro o meno. Nel primo caso, infatti, prevale nettamente la contrarietà (due italiani su tre, il 65,4%), i favorevoli sono il 19,7%, gli altri non rispondono. Nel secondo i contrari, pur prevalendo, diminuiscono al 40,3%, i favorevoli salgono al 34,6, mentre il 25,1% non si pronuncia.
I giudiziIl sondaggio odierno evidenzia che il 45% degli italiani si dichiara favorevole al fatto che i figli nati a seguito di maternità surrogata nei Paesi in cui questa pratica è consentita, vengano registrati nei comuni di residenza della coppia dopo il loro rientro in Italia, perché ritengono che sia un dovere dello Stato concedere anche a questi figli gli stessi diritti di tutti gli altri. Viceversa, uno su quattro (26%) è contrario perché registrarli significherebbe dare il via libera alla maternità surrogata anche in Italia e il 29% non prende posizione. La contrarietà prevale solo tra gli elettori di FdI (49%) e della Lega (41%), tra i quali però si registra una minoranza numericamente molto rilevante di favorevoli, rispettivamente il 28% e il 37%. Dunque, pur in presenza di una prevalente riprovazione per la maternità surrogata, la maggioranza relativa ritiene opportuno riconoscere i diritti dei bambini nati altrove ricorrendo a questa pratica.
Anche la possibilità di adottare un figlio da parte delle coppie omosessuali vede prevalere i favorevoli (47%) sui contrari (32%). Peraltro, gli atteggiamenti di apertura sono in aumento di 5 punti rispetto al 2021. Si conferma un atteggiamento di maggiore contrarietà tra gli elettori di FdI (58%) e Lega (48%), pur in presenza di una quota pari al 30% e al 39% di favorevoli.
Un italiano su due (53%) è convinto che la politica in Italia su questi temi stia arrancando rispetto alla società, mentre uno su quattro (25%) si mostra più benevolo, ritenendo che su un tema così complesso, l’assenza di una legislazione chiara per le famiglie omogenitoriali sia preferibile piuttosto che avere una legge «di parte».
L’idea di famigliaE a proposito dei cambiamenti della società, va osservato che gli italiani sono sempre meno legati ad una visione tradizionale di famiglia, dato che il 43% ritiene che la famiglia sia l’unione che nasce tra un uomo e una donna uniti in matrimonio civile o religioso (20%) oppure che convivano senza essere sposati ma semplicemente uniti da un legame affettivo (23%), mentre il 45% considera famiglia l’unione che nasce tra due individui anche dello stesso sesso che hanno un legame affettivo e decidono di convivere sotto lo stesso tetto uniti civilmente (15%) o meno (30%, ossia la maggioranza relativa). E va osservato che tra i cattolici praticanti oltre uno su tre consideri famiglia anche le coppie omosessuali, e questo la dice lunga sui cambiamenti che attraversano la Chiesa.
L’evoluzione della società determina graduali processi di adattamento dell’opinione pubblica, spesso determinati dall’esperienza quotidiana: la conoscenza delle persone impossibilitate a concepire un figlio (indipendentemente dall’orientamento sessuale), la consapevolezza dei loro desideri e delle difficoltà per realizzarli, tutto questo favorisce gli atteggiamenti di apertura.
I due frontiCiò non significa che tutti gli italiani siano d’accordo con i cambiamenti di cui stiamo parlando, ma denota che segmenti sociali solitamente considerati più legati alle tradizioni (persone meno giovani e meno istruite, residenti nei piccoli centri, ceti popolari, cattolici, ecc.), che ci saremmo aspettati schierati su un fronte, in realtà sono meno coesi di quanto era lecito aspettarsi. Come pure sul fronte opposto tra i segmenti più inclini al cambiamento permangono quote minoritarie, ma non trascurabili, di persone contrarie o quanto meno perplesse. Nella comunicazione politica questi temi andrebbero affrontati con grande attenzione, per rispettare sia il ritegno che molti cittadini esprimono sui temi etici, sia il desiderio di formarsi un’opinione svincolata da appartenenze. I toni accesi, l’ostentazione di principi non negoziabili, come pure l’approccio ideologico appaiono fuori luogo: infatti, non aiutano il discernimento dei cittadini e non convengono molto ai singoli partiti, tenuto conto che i loro elettori si esprimono più secondo coscienza che in base alle simpatie politiche su questioni che, peraltro, influenzano molto poco le preferenze di voto.