Un bersaglio facile sulle urne
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Il monito sul pluralismo nel giorno in cui Rsf retrocede l’Italia di 5 posti per la libera stampa. Conte: sulla Rai riforma sia condivisa
La libertà di espressione va «assicurata anche a chi non condivide i nostri gusti, o la pensa diversamente» , ammonisce il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Al Quirinale c’è la tradizionale presentazione dei candidati ai premi “David di Donatello” per il 2024, con Paola Cortellesi pluricandidata con il suo “C’è ancora domani”, il film denuncia sui diritti delle donne. Mattarella raccomanda in particolare «grande attenzione» per «i giovani artisti, che devono poter provare, sperimentare, dunque formarsi e crescere. L’ingresso di nuove generazioni produce nuova ricchezza. Esprime libertà».
Ma le sue parole riferite al campo artistico e culturale assumono un sapore particolare nel giorno in cui ricorre anche la “Giornata mondiale
della libertà di stampa” e viene fuori che l’Italia, secondo il prestigioso World Press Freedom Index di Reporters sans frontieres, ha perso 5 posizioni rispetto all’anno scorso. Alcuni gruppi politici, è la denuncia, «alimentano l’odio e la sfiducia nei confronti dei giornalisti insultandoli, screditandoli e minacciandoli». «L’Italia di Giorgia Meloni» viene citata anche in relazione alla trattativa che vede il leghista Antonio Angelucci, «un membro della coalizione parlamentare al potere», cercare di acquisire «la seconda più grande agenzia di stampa (Agi)».
E così, dopo quello Rai-Scurati, nasce un nuovo caso politico. «Con la destra al governo si riduce la libertà di stampa», osserva la vicepresidente della Camera Anna Ascani, del Pd, che sottolinea come l’Italia si «stia avvicinando a Paesi come l’Ungheria di Orban dove la democrazia è sotto attacco». E definisce il tentativo di acquisizione dell’Agi un «grave colpo alla reputazione del nostro Paese». La perdita di 5 punti nella classifica della libertà di stampa «non è un bel modo di festeggiare questa giornata », interviene il leader M5S, Giuseppe Conte, che parla di «diritto all’informazione libera sempre più compromesso», di «leggi bavaglio» e di «tentativo di forzare le regole della par condicio » da parte del centrodestra e propone «una riforma condivisa della Rai». «La Rai è completamente alla mercé del governo con ospiti censurati, direttori di giornale convocati in commissione Antimafia, giornalisti indagati per le loro inchieste e minacciati in Parlamento da norme che promettono il carcere, un’agenzia di stampa corre il rischio di essere venduta a un parlamentare della maggioranza», è il quadro a tinte fosche del capogruppo Pd al Senato, Francesco Boccia. Anche il presidente della Fnsi, Vittorio Di Trapani, parla di «deriva ungherese dell’Italia». Chiama quindi alla «mobilitazione» la senatrice dem Enza Rando. mentre vede un generale «indebolimento delle democrazie» l’ex ministra Beatrice Lorenzin. «Va difeso ad ogni costo l’articolo 21 della Costituzione», concorda la vicepresidente del Senato, Maria Domenica Castellone (M5s). Di tutt’altro tenore i commenti nella maggioranza. Il Parlamento lavora al rafforzamento della libertà di stampa, assicura il deputato di Fi Paolo Emilio Russo, che ricorda la pdl per istituire per il 3 maggio la “Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione». Rende «omaggio ai giornalisti di tutto il mondo che, con coraggio e dedizione, difendono la libertà di espressione» il governatore leghista del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, mentre il sottosegretario all’Informazione e all’Editoria, Alberto Barachini, di Fi, definisce l’informazione «un bene fragile, da tutelare giorno per giorno».