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La sanità italiana non sta messa bene ma anche all’estero i professionisti della salute scarseggiano per via di retribuzioni troppo basse o per eccesso di burocrazia e carichi di lavoro oltre i limiti. Così, tra i Paesi europei a corto di personale sanitario, è partita la caccia al medico e all’infermiere. Tanto che alcune società di reclutamento o Paesi, come la Norvegia, sono arrivati al punto di opzionarli già durante gli ultimi anni di università. Una contesa che in Italia si è estesa anche alle singole Asl, pronte a mettere in campo benefit di ogni genere, dall’indennità extra al bonus palestra o per l’ombrellone, pur di accaparrarsi quella merce rara che sono diventati i nostri sanitari.
In questo risiko dei professionisti della salute, fino ad ora tra import ed export per l’Italia il saldo è stato positivo, visto che complessivamente quelli arrivati dall’estero sono via via aumentati, passando solo negli ultimi 5 anni da 77.500 a oltre 100 mila tra europei ed extraeuropei, secondo gli ultimi dati forniti dall’Amsi, l’associazione medici stranieri in Italia. Ma il problema è che stanno crescendo anche le esportazioni di personale sanitario dal nostro Paese. Una fuga che negli ultimi tre anni ha riguardato ben 40 mila professionisti, tra cui 21 mila medici. Il che equivale ad aver regalato ad altri Paesi altrettante Ferrari, visto che la formazione di ciascuno di loro è costata qualcosa come 150mila euro.
Il problema lo ha bene in mente anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci, per il quale «è prioritario intervenire per arrestare quella che possiamo definire una vera e propria fuga da alcune specialità mediche, rese sempre meno attrattive. Nel 2022 sono state tante le borse delle scuole di specializzazione che non sono state assegnate per mancanza di candidati, un fenomeno che assume dimensioni preoccupanti soprattutto per quanto riguarda l’area della medicina di emergenza e urgenza. Questi dati indicano una disaffezione verso il Servizio sanitario nazionale, alimentata da una scarsa valorizzazione economica del nostro personale sanitario, che è costretto a turni massacranti per mancanza di personale». Una cosa comunque è certa: se non fermeremo la fuga di medici e infermieri verso l’estero e se non riusciremo più ad attrarre quelli che da oltre confine vengono a lavorare da noi, anche i motori del nostro servizio sanitario si incepperanno una volta per tutte.