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19 Aprile 2024LE MOVIMENTATE DICHIARAZIONI ALLA STAMPA DELLA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
Giorgia Meloni è un fiume in piena. A Bruxelles per l’ultimo Consiglio europeo della legislatura, attesa per fare il punto stampa nel giorno in cui vede Ursula von der Leyen (con la quale i rpporti restano ottimi), la premier si scalda alle domande dei giornalisti italiani e ribatte punto per punto. La presidente del Consiglio, prima del vertice, ha aggiornato la presidente della Commissione Ue sugli esiti della visita in Tunisia, sull’attuazione del Memorandum e del Piano Mattei, sulla situazione dei rifugiati siriani in Libano, ma anche sui temi caldi messi in luce dai suoi predecessori Mario Draghi e Enrico Letta. Il lavoro dell’ex segretario del Pd è «molto interessante», secondo la premier che lo vuole ringraziare.
Quanto a Draghi e alle voci di una sua ipotetica presidenza della prossima Commissione, la premier non nega di essere contenta «che si parli di un italiano ma questo dibattito è filosofia. La tendenza di decidere prima che i cittadini votino non mi troverà mai d’accordo. Sono i cittadini che decidono le maggioranze, per questo non parteciperò al dibattito». Piuttosto, aggiunge, «Draghi è una persona autorevole ma dico una cosa banale. Questo dibattito è buono per i titoli dei giornali e fare campagna elettorale ma non è così che funziona». Ma, incalza, «a me interessa sapere se vogliamo cambiare ciò che non ha funzionato» e anzi, Meloni spera che, «nonostante il lavoro fatto in questi mesi, come quello sui migranti, quando ci incontreremo a giugno saremo di fronte a un’Europa diversa». In cui, si dice certa, Mark Rutte (che pure le «mancherà moltissimo») ci sarà.
Con una buone dose di critiche, Meloni affronta il problema delle fake news «che poi rimbalzano all’estero», dice, e «raccontano di un’Italia nella quale quasi quasi c’è un qualche deriva», non facendo un favore al Paese. Il riferimento principale è alle polemiche sulla par condicio in Rai. «Io credo nella libertà di stampa. Si dice che io voglia controllare la stampa ma non è vero perché il regolamento è quello che c’era prima. Non credo che come nazione ci facciamo una bella figura». Che poi si parli di «Tele-Meloni» le sembra troppo, dopo gli anni in cui il suo era l’unico partito di opposizione e «fu cacciato dal Cda della Rai» nell’indifferenza degli altri. Così come è «falso» che «io voglio controllare la stampa» proponendo il carcere per i giornalisti o con la vicenda dell’agenzia Agi: «Non so nulla di cosa sta facendo l’Eni con Agi, non mi interessa la materia. Le partecipate devono fare la loro parte nell’interesse nazionale. Io non me ne occupo, non mi compete e non mi deve competere».
Poi la premier respinge le polemiche sul 25 aprile. «L’anno scorso sono stata a deporre una corona di fiori con il presidente della Repubblica, come faccio sempre. Quello che dovevo dire sul fascismo l’ho detto 100 volte e non ritengo di doverlo dire di nuovo, così potrete continuare a dire sui vostri giornale che sono una pericolosa fascista. Ma in Italia gli estremisti stanno da un’altra parte e non in questo governo».
Quanto alla candidatura di Ilaria Salis con Avs, Meloni assicura che questo «non cambia il lavoro del governo» sebbene «già in passato ho detto che la politicizzazione della vicenda non aiuta». Nel merito dei problemi del debito comune, «possiamo avere le strategie migliori – commenta la premier – ma allora c’è bisogno delle risorse. Si sa qual è il dibattito nell’Ue sul debito comune, proposta sostenuta dal governo italiano. Letta propone il tema della capacità di mobilitare investimenti privati per fare in modo che tali capitali restino». (R.d’A.)