Il documento elettorale di Fratelli di Italia prevede l’intervento per “sterilizzare Iva e oneri fiscali sui carburanti” La replica della premier: lo faremo con le maggiori entrate dall’aumento dei prezzi. A fine mese sciopero dei distributori
MILANO – Le accise non si tagliano, anche perché il taglio non è mai stato promesso. Peccato che fosse stato messo nero su bianco nel programma elettorale di Fratelli d’Italia. E a complicare la situazione arriva anche il possibile sciopero dei benzinai.
All’indomani del mini intervento del governo per combattere eventuali speculazioni sul fronte del prezzo dei carburanti, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni scivola ancora sulla benzina. «Io non ho promesso in questa campagna elettorale che avrei tagliato le accise sulla benzina», sostiene in un video pubblicato ieri mattina sui propri canali social, difendendo la linea prudente adottata del governo nell’ultimo consiglio dei ministri. Una posizione che però va a sbattere con quanto messo nero su bianco da Fratelli d’Italia nel proprio programma elettorale, che porta la data del 25 settembre scorso: tra le misure caldeggiate in tema di energia, a pagina 26, si può leggere di «sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise».
Una autosmentita che innesca le polemiche delle opposizioni. Meloni, attacca il senatore del Partito democratico Antonio Misiani, «o ci prende in giro o ha la memoria corta». «Sono andati alla ricerca del ‘colpevole’ degli aumenti e hanno scoperto che i colpevoli sono loro, di questa mistificazione grottesca che hanno creato », rimarca il leader M5s Giuseppe Conte. Sulla stessa lunghezza d’onda il leader di Azione Carlo Calenda: «Lo avevate promesso nel programma», evidenzia l’ex ministro aggiungendo che «si sarebbe potuto intanto finanziare fino a marzo, come gli altri interventi, con un costo di 2,2 mld, abbondantemente coperto dal decoupling », cioè il disaccoppiamento dei prezzi dell’energia tra gas e fonti rinnovabili.
Giorgia Meloni, vista la mal parata, ha provato a chiarire ulteriormente il suo pensiero. Quanto scritto nel programma, sottolinea la presidente del Consiglio, «significa che se hai maggiori entrare dall’aumento dei prezzi del carburante le utilizzi per abbassare le tasse. Ma noi non avevamo maggiori entrate, ovviamente. Quindi si tratta di un impegno molto diverso dal ‘taglieremo le accise’. Obiettivo che continuiamo a condividere e sul quale lavoreremo, ma impegno che nell’attuale contesto non potevamo prenderci».
E uno spiraglio su un nuovo taglio lo lascia aperto anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin. «Si tratta di una misura di legislatura da valutare con attenzione sulla base dell’andamento dei conti pubblici e sulla base del riordino complessivo delle misure fiscali», sottolinea nel corso del question time alla Camera.
Critici, invece, i gestori delle pompe di benzina, i quali stanno valutando se dichiarare uno sciopero a fine mese. Protestano contro il decreto con cui il governo si prepara a introdurre il tetto massimo ai prezzi in autostrada e l’obbligo di esporre il prezzo medio nazionale accanto a quello praticato dagli esercenti. Adempimenti che rischiano di avere un effetto controproducente. «L’obiettivo – sottolinea il presidente di Faib Confesercenti Giuseppe Sperduto – è una maggiore trasparenza, ma è facile prevedere che il risultato sarà quello di far alzare il prezzo».