Il Punto 12/09/2023
13 Settembre 2023Rai, flop al debutto dei nuovi palinsesti. Ed è fuga di spettatori dai telegiornali
13 Settembre 2023
di Monica Guerzoni
La premier avverte gli alleati: niente egoismi. E su Arianna: «Lei sempre penalizzata»
ROMA Giorgia Meloni cambia passo, alza i toni e parte alla conquista dell’Europa con la «cabeza fria» e il «corazon caliente». Testa fredda e cuore caldo, apre la lunga corsa elettorale e mena fendenti contro chiunque abbia criticato il suo governo. Uno sfogo tra difesa e attacco, per compattare lo stato maggiore di FdI e respingere «le continue campagne finto scandalistiche, i dossieraggi, le richieste di dimissioni di questo o quell’altro».
Più gli avversari le rimproverano di essersi arroccata, più la punzecchiano per le nomine di cognati, sorelle e cugini dei fedelissimi, più la leader della destra si mostra arrabbiata e determinata. Aprendo l’assemblea nazionale (a porte chiuse) a pochi passi da piazza di Spagna, davanti a 400 dirigenti di FdI, la premier respinge quel «fango gratuito» che ritiene sia stato gettato «persino» sui suoi parenti più stretti, con «racconti surreali» per descrivere un partito «chiuso, familistico, asserragliato». Lamenta che la sua vita sia stata passata ai raggi X, denuncia «inchieste durate mesi su amici e parenti» e difende con rabbia Arianna Meloni, «militante da quando aveva 17 anni, sempre penalizzata dal fatto di essere mia sorella». Un manto protettivo che avvolge anche il braccio destro Fazzolari, per il nuovo incarico alla comunicazione del governo: «Avrei dovuto affidarlo a Formigli?».
Davanti ai ministri che la applaudono in piedi, la leader divide l’Italia in due parti. Quella del «buon senso» e quella della sinistra. Racconta con dichiarato orgoglio la sua «scommessa vinta», descrive un Paese che ai suoi occhi ha oggi «un’economia più solida, maggiore centralità internazionale». Elenca le buone norme che ritiene di aver scritto, da quella contro i rave illegali ai decreti Cutro e Caivano e di nuovo si scaglia contro la sinistra: «Gente che stappa le bottiglie esultando dai balconi se c’è una flessione del Pil. Eppure, i dati macroeconomici ci danno ragione». E se molti temono o sperano che non potrà mantenere tutte le promesse elettorali, lei vuole essere giudicata «fra 5 anni», a fine corsa. La manovra si farà «con poche risorse» e la colpa, per Meloni, è dei «nostri predecessori che hanno gettato dalla finestra miliardi per comprare il consenso». Poi se la prende con la «solita stampa di sinistra» per la polemica sulla partecipazione di Ignazio La Russa, che ha rinunciato a presiedere: «Ha dato una grande lezione di stile, ma il suo gesto non era necessario. Rivendichiamo gli stessi diritti degli altri partiti. L’epoca nella quale la sinistra ha più diritti degli altri è finita».
Nell’agenda di Palazzo Chigi ci sono le riforme della Costituzione, del Fisco e della giustizia, la lotta alla burocrazia e alla criminalità organizzata: «A Caivano pensa di intimidirci con le sue paranze. Risponderemo colpo su colpo, non ci fate paura». Quanto al record di sbarchi, il doppio del 2022, Meloni non dispera di risolvere il problema in modo strutturale: «Non mi spaventa pagare uno scotto nel breve periodo. È un lavoro immane, ma avremo la meglio sui trafficanti». Il finale è dedicato a FdI, che terrà il congresso solo dopo le Europee. Le elezioni del 2024 Meloni vuole stravincerle: «Possiamo fare qualcosa che potrebbe essere impensabile, anche in Europa. Dobbiamo aspettarci una campagna durissima». Salvini e Tajani non li cita, ma li avvisa: «Sono certa che i nostri preziosi alleati siano consapevoli del fatto che il peso che abbiamo sulle spalle è talmente grave da non consentirci di sprecare energie in eventuali atteggiamenti egoistici». La standing ovation di 2 minuti si porta via anche i rimproveri della leader: «So chi quest’estate ha fatto più eventi e chi meno, so chi è sempre con il trolley in mano. E ricordate che io non ho mai un momento di pausa e quando vi chiedo una cosa, ne ho già fatte due».