Tessere FI, Tajani chiude le porte
24 Aprile 2024La légion du crime
24 Aprile 2024Fervono le trattative pre-elettorali nella maggioranza. Ciascun leader vuole andare con la sua bandiera e soprattutto Meloni sa che non basta la sua faccia per vincere – alla grande – la sfida. Ecco perché in un primo momento aveva scommesso su una misura “tipo” gli 80 euro di Renzi. Invece tutto è saltato. Questione di coperture finanziarie e non è un mistero dato che in questi ultimi giorni si sono susseguite sia le audizioni in Parlamento che gli avvertimenti degli organismi internazionali sull’alto debito italiano. Però, a Palazzo Chigi non vogliono rinunciare a una misura simbolo da portare in dono agli elettori e si sta confezionando un bonus ma con una platea limitata alle famiglie monoreddito.
In effetti, la premier può fare un passo in più di Schlein: se la leader Pd può mettere solo la sua faccia come capolista, Meloni può aggiungere la sostanza di un bonus. E pure le riforme. Perchè nella grande trattativa tra partiti della coalizione, si prefigura questo accordo/scambio: approvazione del premierato in prima lettura (oggi ci sarà il via libera in Commissione al Senato); disco verde all’autonomia differenziata che il 29 aprile è calendarizzata all’Aula della Camera (e la Commissione lavorerà pure 23, 24, 26 e 27 aprile eccezionalmente senza curarsi dei ponti e festività) mentre a metà di maggio verrà presentata dal Governo la separazione delle carriere e il nuovo Csm (con sorteggio).
Alla fine, le elezioni europee fanno da acceleratore per le intese tra Forza Italia (che spunta la riforma della giustizia), la Lega quella del regionalismo e Meloni il premierato. Ma Palazzo Chigi, dopo le urne, sarà impegnato su trattative più in salita. Al di là dei vincitori e dei perdenti, comincerà la via crucis tra procedura d’infrazione Ue e preparazione della manovra economica. Con un rebus che si è aggiunto ieri. Ossia, perfino i partiti di Meloni e Giorgetti non hanno votato il Patto di stabilità al Parlamento europeo. Tutti astenuti nel centro-destra. È vero si è astenuto pure il Pd – e i 5 Stelle votano contro – ma erano stati proprio Meloni e Giorgetti a spiegare quanto fosse più vantaggioso il nuovo Patto.
Addirittura, la premier in Parlamento aveva parlato di 35 miliardi in più di flessibilità con le nuove regole. L’astensione, insomma, sembra il segno di un nervosismo che si scaricherà sul negoziato più grande e rischioso, quello post-elettorale quando oltre i voti, si peseranno i dati del bilancio italiano. Per la leader di Fdi che si prepara – domenica da Pescara – a lanciare la sua candidatura, il difficile potrebbe arrivare dopo le urne.