Est de la RDC : reportage dans Goma occupée par le M23
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di Massimo Gramellini
Per Trump la colpa del disastro aereo sul Potomac è dei controllori di volo disabili che Obama e Biden avrebbero fatto assumere in omaggio alla cultura dell’inclusione. Davanti agli schermi della torre di controllo di Washington ci sarebbe stato del personale con seri problemi di vista, come in un film comico di Mel Brooks? Questo, per fortuna, sembra escluderlo persino Trump. Ma quando dice che in quei posti servono individui «altamente intelligenti» e «psicologicamente superiori» sta insinuando che l’aereo e l’elicottero sono andati a sbattere perché chi li doveva seguire da terra aveva una grave tara psicologica o intellettiva. Non importa che sia vero, importa che i suoi elettori lo credano possibile. Perché è così che si rompono i tabù: surfando cinicamente sull’onda emotiva di una tragedia per affermare l’indicibile, affinché diventi argomento di dibattito e consenta di dirottare la rabbia popolare verso un capro espiatorio facile, debole e politicamente ostile all’opinione pubblica, o almeno a una sua consistente parte.
Da domani nulla più vieterà a un padre sconvolto per la morte del figlio di incolpare il chirurgo che lo ha operato, accusandolo di occupare quella carica non per bravura, ma per appartenenza alla comunità gay o a una minoranza etnica. E pensare che noi nati nel secolo scorso siamo cresciuti con l’idea che un leader politico debba anzitutto unire la società. Adesso l’obiettivo pare sia diventato quello di spaccarla.