Roberto Salis
Signor Salis, è un momento buono per parlare?
«Non ho più momenti buoni, purtroppo».
Qual è l’aggettivo più giusto per definire il suo stato d’animo?
«Furibondo. Sono così».
Nell’incontro con il governo, ha visto differenze fra la posizione del ministro della Giustizia Nordio e quello degli Esteri Tajani?
«Nessuna differenza. È stato un incontro sconfortante con entrambi. Ci hanno lasciati completamente soli. Mia figlia Ilaria rischia di stare ancora molto tempo in quella galera di Budapest. Rivedremo le manette ai suoi polsi e le catene ai piedi molte altre volte ancora».
Lei e l’avvocato Eugenio Losco cosa eravate andati a chiedere a Roma?
«Due documenti per sostenere la nostra richiesta di arresti domiciliari in Italia. Quei fogli di accompagnamento, firmati dai ministri, sarebbero serviti come garanzia per il governo ungherese. Ma li hanno negati entrambi».
Con quale motivazione?
«Ci hanno detto che la nostra era una richiesta irrituale. Una domanda che rischiava di creare dei precedenti. E poi hanno detto che sarebbe stata, anche, un’excusatio non petita».
In alternativa avete chiesto gli arresti domiciliari in Ambasciata?
«Sì. Ma ci è stato risposto che non si può fare. Noi abbiamo ribattuto: “Perché con i marò è stato possibile farlo?”. E loro: “Perché non si trattava di cittadini, ma di funzionari dello Stato”. Insomma: niente. Niente di niente. Ci hanno detto che dobbiamo trovare noi il modo. Ripeto: siamo soli».
In un’intervista alla Stampa, il guardasigilli Nordio aveva dichiarato di essere rimasto molto colpito dalle immagini di Ilaria Salis incatenata. Ne avete parlato?
«No, non ha detto neanche una parola su questo».
Lei pensa che se sua figlia non fosse una militante antifascista, il comportamento del governo sarebbe diverso? Voglio dire: lei pensa che le idee politiche di sua figlia influiscano sull’aiuto che state ricevendo?
«Voglio sperare di no. Anzi, un governo che ha posizione politiche opposte, se volesse mostrarsi particolarmente saggio, tutelerebbe Ilaria. Farebbero un bel gesto nel prendersi cura di qualcuno che la pensa diversamente da loro».
Ritiene che il rapporto politico molto stretto fra la premier Giorgia Meloni e il primo ministro Viktor Orbàn vi giochi contro?
«No, io non credo a queste cose. Credo che ci sia una gestione inadeguata per problemi del genere. Lo penso in assoluto. Infatti, credo che neppure con un altro governo le cose per Ilaria sarebbero cambiate più di tanto».
Sta cercando di togliere gli eccessi di ideologismo da una vicenda, prima di tutto, umana?
«Beh, certo. Perché se facciamo scadere questo caso in un’occasione per fare speculazioni politiche, allora mia figlia può restare in carcere a Budapest all’ergastolo».
Rischia vent’anni. La prima accusa è di aver preso parte ad “attacchi organizzati” contro estremisti di destra riuniti a Budapest per una manifestazione nazista. «Tentate lesioni personali con pericolo di vita». Ma la prognosi è stata di pochi giorni. C’è un video che, secondo la procura ungherese, sarebbe la prova dell’aggressione. È sua figlia che picchia?
«Quel video è sui social da mesi, tutti lo hanno visto. Mia figlia dice di non essere lei e io non la riconosco, perché Ilaria corre diversamente. Io so chi è quel figurante che compare».
L’altra accusa è di far parte di un’organizzazione criminale con base in Germania, la «Hammer band», cioè la banda del martello, che aggrega antagonisti di sinistra da tutta Europa per colpire esponenti di estrema destra. Cosa risponde?
«È una strumentalizzazione. Perché alla fine di tutta questa messa in scena, quello che resta è solo un tentativo di fare un favore alla Germania e incriminare una delle tre persone che erano in taxi con mia figlia il giorno dell’arresto».
Di chi sta parlando?
«È un cittadino tedesco, che nelle carte compariva come uno dei capi di quell’organizzazione. E qui va ricordato un fatto importante: chi ha commesso reati analoghi in Germania, analoghi a quelli per cui è accusata mia figlia, ha ricevuto pene di due o tre anni al massimo».
Ritorniamo a quella persona. Chi è?
«È un ragazzo tedesco. Era ricercato. Nel tentativo di ottenere una confessione, hanno torturato inutilmente Ilaria. Ma lui in carcere ha subito violenze peggiori di quelle toccate a mia figlia, perché i penitenziari maschili sono molto più duri. Però una confessione estorta va sempre presa come tale. Io, onestamente, dopo due giorni al suo posto avrei confessato anche l’omicidio di John Kennedy».
State pensando di rivolgere un appello al presidente della Repubblica?
«Stiamo riflettendo. Il piano A – ottenere aiuto dal governo italiano – è saltato. Adesso stiamo studiando dei piani alternativi. Il presidente della Repubblica è l’ultima arma che ci rimane».
Sua figlia, Ilaria Salis, in carcere a Budapest dal 13 febbraio 2023, è stata informata delle brutte notizie italiane?
«Sì, ho appena finito di parlare al telefono con lei. Era molto agitata, molto provata. Dobbiamo trovare il modo di tirarla fuori da quella cella il più presto possibile».