Bassi-Fini
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5 Giugno 2024Esposto della premier all’Antimafia: i canali regolari di lavoro per immigrati usati come via per l’ingresso di irregolari. «La legge Bossi-Fini è da rivedere. Ancora attacchi alla regione di De Luca Oggi visita a Tirana Duello sul calo degli sbarchi: «Scesi del 60%». Il Pd: nel 2022 Draghi e Lamorgese hanno fatto meglio
Roma
Mezz’ora di incontro, negli uffici romani della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo. Tanto è durato, ieri, il vis-à-vis fra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il procuratore nazionale Giovanni Melillo, al quale la premier ha consegnato «un esposto» sui dati di ingresso in Italia «di lavoratori stranieri avvenuti negli ultimi anni, avvalendosi dei cosiddetti Decreti flussi». In via Giulia, Meloni si è recata alle undici di mattina, accompagnata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano per rappresentare – ha spiegato lei stessa in una informativa in Consiglio dei ministri – il sospetto che «i flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro vengano utilizzati come canale ulteriore di immigrazione irregolare». L’intenzione della premier è di contribuire a fermare, attraverso l’esposto in Dna, e a correggere, con una stretta normativa, «un meccanismo di frode e aggiramento delle dinamiche di ingresso regolare, con la pesante interferenza del crimine organizzato», sul modello di interventi già adottati «per superbonus edilizio e reddito di cittadinanza».
«Troppe domande rispetto ai datori di lavoro». La tesi della premier si basa sui «dati allarmanti » emersi dal monitoraggio.
Da alcune Regioni, ha spiegato ai ministri, «abbiamo registrato un numero di domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari, durante il click day, totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro, singoli o imprese».
Il caso Campania. Dati alla mano, «nel 2023, sui permessi per lavoro stagionale in campo agricolo o turistico-alberghiero, su 282mila domande, 157mila arrivano dalla Campania, mentre 20mila arrivano dalla Puglia». Numeri che, secondo il ragionamento meloniano, cozzano contro un’evidenza: nel settore agricolo, la Puglia ha circa il 12% delle imprese agricole italiane e la Campania solo il 6%». Inoltre, ancor «più preoccupante» viene definito dalla premier un altro fatto: «A fronte del numero esorbitante di domande di nulla osta, solo una percentuale minima degli stranieri che hanno ottenuto il visto per ragioni di lavoro in base al Decreto flussi ha poi effetti-vamente sottoscritto un contratto di lavoro». Un fatto peraltro segnalato da tempo a livello nazionale – come sanno i lettori di Avvenire – nel dossier Ero Straniero, che ne attribuisce la ragione a lentezze burocratiche ministeriali nell’esame delle domande. Sia come sia, in Campania quel dato nel 2023 risulta inferiore al 3%, ma lo scarto – annota ancora Meloni – «accomuna, con numeri meno spaventosi, molte regioni italiane». Una situazione sui cui diverse procure del Sud già starebbero indagando. E a Napoli, da quanto filtra dalla procura guidata da Nicola Gratteri, la questione viene monitorata con attenzione.
Inchieste e stretta normativa.
La linea della premier è quella del doppio binario: «Se da una parte l’autorità giudiziaria aprirà una o più indagini in base agli elementi forniti e farà seguire la necessaria opera di accertamento per il passato – argomenta Meloni -, dall’altro lato le soluzioni per fermare il meccanismo in futuro competono al governo». Il gruppo tecnico di lavoro che ha tirato fuori i dati (Presidenza del Consiglio e ministeri di Interno, Esteri, Lavoro, Agricoltura e Turismo) «ha ipotizzato iniziative da intraprendere, di ordine legislativo e amministrativo». «Entrerà solo chi ha un contratto ». Meloni ha fatto effettuare «una ricognizione solo sui due decreti flussi varati da noi, ma è ragionevole ritenere che le stesse degenerazioni si trascinassero da anni e mi stupisce che nessuno se ne sia reso conto». Il governo dunque modificherà «i tratti operativi che hanno portato a queste storture, nel rispetto del principio della legge Bossi Fini». In che modo? Con l’ennesimo giro di vite, che potrebbe arrivare un «articolato» nel primo Cdm utile (dopo il G7). Verrà consentito « l’ingresso in Italia solo a chi è titolare di un contratto di lavoro », annuncia Meloni, che oggi sarà a Tirana in visita sui luoghi dove sorgeranno i due centri per migranti previsti dal protocollo fra Italia e Albania.
Il Pd: no a speculazioni, l’Antimafia approfondisca. L’iniziativa viene accolta con scetticismo dalle opposizioni, col Pd pronto a chiedere che la Commissione parlamentare antimafia «faccia chiarezza», evitando «rischi di speculazioni» e iniziando col convocare la premier e il procuratore Melillo.
Scontro sul calo degli arrivi. In Cdm, la premier ha anche esposto i dati relativi agli sbarchi, evidenziando per l’anno in corso l’abbattimento «del 60%» degli arrivi illegali rispetto allo stesso periodo del 2023, grazie alla collaborazione «con Tunisia e Libia». Ma anche su questo, il dem Matteo Mauri avanza obiezioni: «Peccato che la premier si dimentichi di dire che i dati dei primi 5 mesi del 2024 (con 21.574 arrivi) sono più alti di quelli (20.154) dello stesso periodo del 2022, quando lei era all’opposizione e al governo c’erano Draghi e Lamorgese».