Oggi ad Alicante il vertice Euromed, la premier contava di incontrare Macron per sciogliere il gelo ma arriva il no: “Nessun bilaterale, la aspettiamo in Francia”. Palazzo Chigi: “Non ci hanno invitato”
ROMA — Il gelo tra Italia e Francia non si è sciolto. Il consiglio Affari interni a Bruxelles, definito «deludente » dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per l’esclusione di Bulgaria e Romania dallo spazio Schengen, non è andato al di là di un generico sostegno politico al Piano di azione sul Mediterraneo. E in mare ci sono tre navi umanitarie con più di 500 migranti a bordo che chiedono un porto sicuro e rischiano di fare presto da detonatore ad una nuova crisi europea sulla gestione dei flussi migratori. Anche perché l’Italia non ha alcuna intenzione di cambiare linea sulle Ong che fanno quelli che il Viminale definisce «soccorsi sistematici»: approdo solo per i fragili.
Ad alzare la tensione alla vigilia dell’ennesimo vertice europeo in cui Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron si incroceranno ma non si siederanno attorno a un tavolo, arriva una ruvida precisazione dell’Eliseo: «Da quanto sappiamo la signora Meloni continua a cercare una data per la sua visita a Parigi per la quale si è impegnata a lavorare dopo il caso Ocean Viking». Da Palazzo Chigi rispondono con una secca smentita: «Non ci risulta alcun impegno assunto dal presidente Meloni per una visita a Parigi. Né al presidente è giunto alcun invito ufficiale, immaginando che determinati inviti non si facciano a mezzo stampa».
Insomma, un nuovo incidente diplomatico a poche ora dal summit dei nove Paesi mediterranei ad Alicante. Eppure Meloni solo tre giorni fa a Tirana aveva detto che «con la Francia non c’è nessun problema ». Anche in Albania, come a Bali, i due leader si erano incrociati, con una stretta di mano, ma non c’era stato un colloquio. «Ci saranno molte occasioni di incontrarci nei prossimi giorni, a cominciare da Alicante», aveva detto il capo del governo italiano. Ma anche su questo punto l’Eliseo ha precisato: «Nulla impedisce lo sviluppo di contatti a margine di tutti i vertici ed eventi in cui i due presidenti si vedono». Però la sostanza è che non ci sarà neppure oggi alcun bilaterale. Meloni avrà invece il suo primo incontro con il premier spagnolo Pedro Sanchez, socialista e di idee opposte a quelle di Santiago Abascal, amico e stretto alleato della presidente di Fratelli d’Italia ascesa alla guida del Paese.
Sulla questione migranti «il lavoro tra Francia e Italia continua», si fa sapere da Parigi ma resta un rilevante nodo da sciogliere: «Per essere concreti, oggi, la questione dell’applicazione del diritto, che è la questione che ci ha diviso con le autorità italiane il mese scorso, non è risolta». affermano ancora fonti dell’Eliseo. Una questione non proprio secondaria nei giorni in cui, nel Mediterraneo, ci sono tre navi umanitarie che hanno già a bordo più di 500 migranti e potrebbero soccorrerne altri mentre una quarta nave sta per arrivare in zona Sar.
Le dichiarazioni di Giorgia Meloni a Tirana sulle Ong ( «La posizione del governo non cambia») hanno rafforzato la linea dura del ministro dell’Interno Piantedosi pronto a firmare nuovi decreti di ingresso temporaneo nelle acque nazionali per le navi umanitarie che dovessero avvicinarsi solo per il tempo necessario a sbarcare donne. bambini e fragili. Dunque la replica del cosiddetto sbarco selettivo che tante critiche ha suscitato a novembre in occasione dell’approdo a Catania della Geo Barents e della Humanity 1 mentre la Ocean Viking ha preferito fare rotta verso la Francia ottenendo l’autorizzazione in via del tutto eccezionale ad approdare a Tolone. Un fatto che — puntualizza il ministro dell’Interno francese — non si ripeterà più perché il dovere di assegnare un porto sicuro è degli Stati costieri, dunque Italia e Malta. La Valletta ha già detto no alle richieste di porto avanzate negli ultimi due giorni dalla Geo Barents e dalla Humanity 1, le stesse navi protagoniste del braccio di ferro di novembre. Navi che — secondo il Viminale — fanno soccorsi sistematici e, in quanto tali, l’Italia si rifiuta di accogliere in assenza di quel meccanismo di solidarietà europea, fatto di redistribuzioni e rimpatri, su cui ancora ieri a Bruxelles non si è andati al di là di un generico sostegno politico rimandando alla presidenza svedese la traduzione in atti legislativi.
Una riunione, quella di ieri, che Piantedosi non ha esitato a definire deludente. «È stato un giorno triste per l’Unione europea — ha detto il ministro dell’Interno — Ho assistito alla mortificazione, incomprensibile e ingiustificata, di due Paesi come la Bulgaria e la Romania che sono ancora tenuti fuori dallo spazio Schengen pur avendo ogni caratteristica per entrarvi. Sono paesi fratelli, hanno fatto il percorso che era stato loro richiesto, darebbero un contributo importante al controllo dei confini orientali dell’Unione europea».