Mps, da Axa non più di 150 milioni. La rete delle banche
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Francesco Spini
A Siena non c’è alcun tentennamento. L’aumento da 2,5 miliardi del Monte dei Paschi – è la convinzione – si farà secondo il calendario prestabilito, con partenza il 17 di ottobre. Insomma: tutto quello che si deve allineare, è il mantra, lo farà la settimana prossima. L’operazione si gioca sul filo del rasoio. Se la determinazione dell’ad Luigi Lovaglio è fuori discussione, le banche che hanno firmato pre-accordi di garanzia, prima di dare conferma e vincolarsi, vogliono vedere impegni di sottoscrizione che consentano di ridurre un rischio-inoptato oggi considerato troppo elevato. Un nervosismo, il loro, che si accompagna a un certo scetticismo non tanto in Borsa, dove il titolo di per sé sottile perde il 5,3%, quanto sui titoli obbligazionari subordinati che cedono tra l’1,7% e il 4,2%, scesi al 50-57% del valore nominale.
Tali valutazioni, spiegano gli analisti di Equita, «scontano l’ipotesi di un coinvolgimento nell’aumento di capitale con una conversione/svalutazione di circa il 40-45% dei titoli che rappresenta un ammontare di poco inferiore ai 900 milioni che la banca deve raccogliere sul mercato». Lovaglio ha sempre escluso piani B. Ora parte dagli 1,6 miliardi garantiti dal Tesoro, al 64,23% della banca, e ha di fronte una sfida complessa. Per convincere le banche a garantire l’inoptato l’ad ha tempo fino ai primi giorni della prossima settimana, quando tecnicamente ci sarebbe ancora modo di un rinvio, ad oggi escluso.
Istituti bancari pronti a suggellare nuove alleanze, per ora, non se ne vedono. Il “terzo polo” scricchiola prima di nascere: Mps «non è mai stato nei radar di Banco Bpm», dice l’ad Giuseppe Castagna durante un convegno organizzato dai quotidiani del gruppo Caltagirone. Morale: «Facciamo i nostri migliori auguri al Montepaschi». Dei due principali investitori «àncora» Lovaglio avrebbe portato a casa solo un sostanziale accordo con Axa, che dovrebbe essere formalizzato nel fine settimana. Gli assicuratori francesi parteciperanno all’aumento (per una cifra tra 100 e 130 milioni) senza modifiche all’accordo industriale già in essere sulle polizze. Con Anima (pronta a sborsare tra 150 e 200 milioni), partner di Siena nel risparmio gestito, invece è ancora tutto in discussione per via delle richieste di una contropartita industriale per la Sgr. Il fine settimana sarà cruciale, visto che un accordo dovrà poi essere ratificato da un cda di Anima. In atto ci sono colloqui con casse e fondazioni. Lovaglio conterebbe invece sull’impegno dell’imprenditore francese Denis Dumont, vecchia conoscenza dai tempi del Creval, come il fondo Hosking, propenso a partecipare. Possibile che pure Algebris sia della partita. I conti, però, ancora non tornano: le banche punterebbero a vedere coperture per almeno 500 milioni prima di sciogliere la riserva.