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29 Settembre 2022Beata illusione
29 Settembre 2022Firenze, Pistoia e Lucca fredde sull’aumento. I piccoli azionisti all’Ad: trattiamo
Silvia Ognibene
È più che tiepida, fredda, la reazione delle Fondazioni bancarie toscane all’ipotesi di sottoscrivere una parte dell’aumento di capitale del Monte dei Paschi. Si tratterebbe di tirare fuori una parte dei 900 milioni che l’Ad Luigi Lovaglio deve trovare sul mercato per completare la sottoscrizione dei due miliardi e mezzo di nuovo capitale necessario al rilancio della banca, visto che il resto — 1,6 miliardi — ce lo metterà il Tesoro, azionista di maggioranza.
Non pare che questi soldi siano destinati a venire dalle casse delle fondazioni Cr Firenze, Cr Pistoia e Cr Lucca che sarebbero state «avvicinate» per chiedere la disponibilità a partecipare all’operazione. Da Pistoia la posizione è netta: «Per quanto riguarda Fondazione Caript, l’investimento in Mps non è all’ordine del giorno», ha detto Lorenzo Zogheri, presidente dell’ente toscano. La Fondazione Cr Firenze dice di non aver «ricevuto alcun dossier» e quindi di non essersi «potuta esprimere in alcun senso».
«La Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca — ha invece dichiarato il suo presidente Marcello Bertocchini — detiene al momento un numero modesto di azioni di Mps. Non appena inizierà il periodo di adesione all’aumento di capitale valuterà se esercitare i diritti d’opzione che le spettano». Al di là delle dichiarazioni più o meno nette di certo non si respira entusiasmo rispetto all’ipotesi di investire risorse nell’ennesimo aumento di capitale necessario per provare a risollevare le sorti della banca di Siena. Fra lunedì e martedì Mps avrebbe perso oltre il 50 per cento del suo valore se Borsa Italiana non fosse intervenuta per sospendere il titolo e poi limitarne gli scambi in modo da frenare la speculazione. Nelle stesse ore è arrivata notizia anche del cambio di rotta del partito di Giorgia Meloni che alla vigilia dell’assemblea dei soci del Monte (che nelle scorse settimane ha dato il via libera alla ricapitalizzazione) aveva frenato sull’aumento, dicendo che per metterci mano sarebbe stato meglio aspettare l’insediamento del nuovo governo.
Ma nel frattempo siamo passati dalla campagna elettorale alla vittoria delle elezioni e la posizione sul dossier Mps è cambiata: martedì il responsabile economico di FdI, Maurizio Leo, ha detto che Mps «è in buone mani» e che il partito confida che l’amministratore delegato Luigi Lovaglio possa portare a termine la ricapitalizzazione.
Di tempo da perdere non ce n’è. Resta da capire chi metterà i soldi per la sottoscrizione della parte privata: dalle Fondazioni toscane par di capire che non ne arriveranno. A offrirsi sono stati invece i piccoli azionisti del Monte che avrebbero comunicato all’Ad la loro disponibilità a transare i contenziosi aperti — per i quali la banca ha messo a riserva 1,8 miliardi — in cambio di nuove azioni.
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