MILANO — La definitiva assoluzione di Giuseppe Mussari e Antonio Vigni al processo sui derivati Mps toglie a mille parti civili ogni speranza di indennizzo: chiedevano 111 milioni di euro nel procedimento chiuso dalla Cassazione l’altro ieri.
Restano però circa 4 miliardi di richieste danni da grandi e piccoli investitori: anche se potrebbero dimezzarsi entro due settimane, in un confronto giudiziario che, comunque, non sarà breve. Nel dicembre 2022, infatti, i pm milanesi hanno chiesto il rinvio a giudizio per falso in bilancio, falso in prospetto e aggiotaggio per quattro ex banchieri Mps (tra cui Alessandro Profumo e Fabrizio Viola) per la presunta mancata rettifica di una decina di miliardi di euro di crediti deteriorati tra il 2014 e il 2016. Questo filone, in fase di udienza preliminare, potrebbe necessitare di altri sei-sette anni di processi.
Nella semestrale Mps i contenziosi totali sono 4,128 miliardi di euro, quasi metà per cause civili più 2,26 miliardi per richieste stragiudiziali. Un fardello che grava sulla banca da un decennio (era grande quasi il doppio in passato) e ha complicato, tra l’altro, ogni ipotesi di fonderla con altri istituti. Ora il Tesoro, che ha il 64% di Mps ed è impegnato a riprivatizzare con l’Ue nel 2024, spera sia più facile vendere: benché non ci sia oggi un chiaro compratore.
Per queste ragioni ieri in Borsa l’azione Mps è partita bene, sorretta da commenti positivi degli operatori: ma dopo un +2% in avvio il rialzo si è spento, fino al -1,1% finale. Secondo alcuni, tra cui Mediobanca e Intermonte, circa un miliardo di contenziosi potrebbe venir meno dopo l’assoluzione di Mussari e Vigni: e un altro miliardo potrebbe svanire se fossero assolti, tra due settimane, anche Profumo e Viola, che li sostituirono a Siena nel 2020 sono stati condannati a sei anni in primo grado per falso in bilancio e aggiotaggio su un filone simile. Per loro la sentenza d’appello è il 27 ottobre, e qui le parti civili in causa hanno chiesto 160 milioni di danni.
«Sono finiti 10 anni di inaudite sofferenze per Antonio Vigni – dichiarano i legali Francesco Centonze e Carla Iavarone, difensori dell’ex manager senese – . Due processi penali a Siena e a Milano conclusi, entrambi con piene assoluzioni.Persino Mps ha dovuto riconoscere, negli ultimi atti depositati, l’infondatezza delle ipotesi di reato che la stessa banca aveva inizialmente denunciato, innescando i due processi e trasformando Vigni in capro espiatorio».
Se per la banca senese limare il fardello delle richieste danni è una buona notizia, per gli investitori che hanno perso oltre 20 miliardi in 15 anni significa che calano le chance di ricevere indennizzi di sorta. Ieri ha espresso preoccupazione Confconsumatori, che era parte civile nel processo e nel primo grado aveva ottenuto il risarcimento del danno: «La Cassazione ha dato un giudizio di legittimità, senza poter entrare nel merito dei fatti. Conseguentemente la sua pronuncia non può condizionare l’esito del giudizio sul secondo filone ». Quello che riguarda Profumo e Viola, e che annovera l’associazione tra le parti civili.