Il Monte dei Paschi di Siena ha lanciato un’offerta pubblica di scambio per acquisire Mediobanca, con l’obiettivo di creare il terzo gruppo bancario italiano. L’ad Luigi Lovaglio punta ad arrivare al 67% del capitale, offrendo 2,533 azioni Mps per ogni azione Mediobanca. Secondo Lovaglio, il prezzo è equo e l’operazione porterà a una crescita dei dividendi e del valore del nuovo gruppo, che beneficerà di maggiore scala, capitale rafforzato e vantaggi competitivi.

Il mercato, però, è ancora cauto: l’offerta resta leggermente inferiore al valore di Borsa di Mediobanca e alcuni investitori aspettano un possibile rilancio. Lovaglio lascia intendere che eventuali ritocchi arriveranno solo alla fine dell’offerta, prevista per l’8 settembre. Intanto continua a incontrare fondi internazionali, convinto di poterli convincere sul valore strategico dell’operazione.

Tra gli azionisti di peso, ci sono soggetti che possiedono quote in entrambe le banche, come Caltagirone, Delfin e fondazioni come Enpam, che potrebbero avere un ruolo decisivo. Un altro elemento importante è la quota del 13% di Generali in mano a Mediobanca: Lovaglio la considera un’opzione strategica per il futuro della bancassicurazione, in vista della scadenza della partnership Mps–Axa nel 2027.

Sul piano più ampio, il risiko bancario si è riacceso. Unicredit si è ritirata dall’operazione su Banco Bpm e ha rotto con Crédit Agricole, riducendo al minimo la distribuzione dei fondi Amundi. Questo apre nuovi scenari, con Banco Bpm ora libera di guardarsi intorno. In molti, anche nel governo, immaginano un terzo polo ancora più esteso che includa Mps, Mediobanca e Banco Bpm.

Nel frattempo, la Procura di Milano indaga sulla cessione del 15% di Mps avvenuta nel 2024, per verificare eventuali irregolarità nella vendita a Banco Bpm, Delfin, Caltagirone e Anima. Ma Lovaglio resta concentrato sul progetto: «Tutto quello che può fare Mediobanca, insieme potremo farlo meglio».