
Mediobanca, Mef «scagionato» dai pm Ma lo scontro tra i partiti non si arresta
2 Dicembre 2025
La scalata Mps e i veri compiti della politica sulle banche
2 Dicembre 2025Risiko bancario La procura di Milano: «Il ministero dell’Economia non è oggetto di indagini». Le ipotesi sul «concerto» tra Caltagirone e Delfin. Le opposizioni insistono con Giorgetti: «Spieghi il ruolo opaco dell’esecutivo»
La procura di Milano prosegue l’inchiesta sulla scalata lanciata da Banca Monte dei Paschi di Siena (Mps) sui titoli di Mediobanca che si è conclusa lo scorso settembre con un’adesione alla Offerta Pubblica di Scambio superiore all’86%. Al centro dell’indagine, per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, figurano l’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, e gli imprenditori Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri, presidente di Delfin e Luxottica. Caltagirone e Milleri avrebbero «concertato l’acquisto» di una quota del Monte dei Paschi in mano al Ministero dell’economia «con il concorso esterno» di Lovaglio che della banca senese è l’amministratore delegato. Alla base dell’indagine c’è l’ipotesi di un’operazione finanziaria dove la scalata di Mps a Mediobanca sarebbe stata usata come uno strumento per un altro obiettivo, la conquista del pivot finanziario italiano: le assicurazioni Generali. Tutto questo sarebbe stato gestito attraverso un patto che avrebbe violato la trasparenza del mercato mentre si adombra un ruolo esercitato dal governo Meloni.
I MAGISTRATI MILANESI (Roberto Pellicano, Giovanni Polizzi e Giovanni Gaglio) hanno fatto sapere ieri che il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) non è oggetto di indagine. Gli inquirenti hanno focalizzato la loro attenzione sulla cessione del 15% di Mps a Delfin avvenuta nel novembre 2024. Questo atto sarebbe uno dei «tasselli» di una «strategia» «più ampia». Il riferimento è a una procedura di «Accelerated Book Building» seguita per vendere il 15% delle azioni Mps detenute dal Tesoro, quelle che sono finite a Caltagirone, Delfin, Banco Bpm e Anima. Secondo i magistrati l’operazione sarebbe stata caratterizzata da «anomalie e opacità», a cominciare dal ruolo di « bookrunner unico» affidato a Banca Akros. Un’intercettazione agli atti contiene inoltre una discussione tra Caltagirone e Lovaglio a proposito di un presunto Sms inviato da Giorgetti. Si parla di un «bidone». Potrebbe anche essere il sintomo di un problema sollevato dal governo.
LE OPPOSIZIONI hanno chiesto a Giorgetti di chiarire la sua posizione in parlamento. «L’inchiesta conferma il ruolo opaco del governo e del Mef – ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein – L’unico interventismo in economia lo ha dimostrato favorendo scalate di cordate considerate amiche, anziché far rispettare il corretto funzionamento delle regole di mercato». «La narrazione di un Mef “neutro”, che non vede, non sente e non parla – come le tre scimmiette – non regge» ha detto il senatore M5S Mario Turco.
L’AMMINISTRATORE delegato di Mps, Luigi Lovaglio, è stato iscritto nel registro degli indagati. Sarebbe stato un «concorrente esterno» e «facilitatore» del presunto progetto illecito, portato avanti da Caltagirone e Milleri. L’accusa sostiene che Lovaglio avrebbe fornito un «contributo causale» alla manipolazione del mercato, agendo al di fuori degli interessi di Mps e non per conto del Mef. L’operazione non sarebbe stata fatta nell’interesse della banca senese, bensì di Delfin e Caltagirone che si trovano oggi in una «posizione nettamente dominante» in Mediobanca e, di riflesso, anche in Generali, di cui Mediobanca è il principale azionista.
IL PRESUNTO «CONCERTO» tra Caltagirone e Delfin non si sarebbe limitato alla scalata di Mediobanca, ma sarebbe stato utilizzato anche per «bloccare» l’approvazione dell’Offerta Pubblica di Scambio (Ops) lanciata da Mediobanca su Banca Generali. Questa mossa dell’ex amministratore delegato Alberto Nagel è stata considerata un «ostacolo al successo» dell’operazione su Piazzetta Cuccia alla quale hanno pensato i suoi concorrenti, Caltagirone e Delfin appunto. Il 21 agosto 2025 è stato ritenuto dagli inquirenti milanesi un uno «spartiacque» nella vicenda. Allora l’assemblea di Mediobanca ha bocciato l’operazione su Banca Generali. I voti contrari e le astensioni – riconducibili in larga parte alle quote di Caltagirone, al 20% di Delfin e alle Casse Previdenziali (Enpam, Enasarco e Cassa Forense) – hanno determinato il fallimento dell’operazione. L’astensione di Delfin è stata definita negli atti come un «espediente per mascherare il concerto» con Caltagirone.
DOPO LE PERQUISIZIONI e i sequestri di cellulari e dispositivi informatici effettuati giovedì scorso dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, l’avvocato Giuseppe Iannaccone, legale di Lovaglio, ha richiesto l’accesso agli atti, incluse le informative dei militari. Il percorso si annuncia lungo. Le indagini sono «tutt’altro che finite».
L’ASSEMBLEA straordinaria di Mediobanca, della quale Mps detiene l’86,3%, ieri ha provato la modifica dello statuto per adeguare il calendario finanziario a quello della controllante. Si tratta di un passaggio tecnico per integrare i due istituti di credito. Piazzetta Cuccia rimarrà quotata e senza che sia prevista una fusione. Lovaglio di Mps dovrà presentare la nuova strategia alla Banca centrale europea entro l’inizio di marzo. La commissione Ue ha fatto sapere ieri che l’operazione Mps su Mediobanca non è stata esaminata dalle autorità di Bruxelles, in quanto non superava le soglie europee che ne avrebbero richiesto la notifica. Il titolo del Monte dei Paschi ieri ha chiuso in calo del 2,87% a 7,92 euro accumulando una perdita di quasi il 7% nelle ultime tre sedute della borsa.





