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25 Marzo 2023Da Sesto a Vaglia, i contrari alla Borsa insieme hanno il 5%: «Ci faremo sentire»
Matteo Lignelli
L’unione fa la forza. O almeno è quello che sperano sette sindaci che a breve sottoscriveranno un patto «parasociale territoriale» per fare fronte comune all’interno della Multiutility toscana in cui confluiranno. Si tratta dei Comuni di Sesto Fiorentino, Calenzano, Cantagallo, Fiesole, Londa, San Godenzo e Vaglia, ma ha chiesto informazioni anche quello di Agliana, contrario al progetto. Si tratta di territori che nelle assemblee delle rispettive partecipate, prima delle fusioni, avevano espresso la propria contrarietà al progetto Multiutility e, in particolare, all’ingresso dei privati e alla quotazione in borsa. Adesso porteranno avanti la loro «battaglia» dall’interno, grazie a questo patto territoriale che viene contemplato anche dallo statuto della società.
In questo modo, spiega il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi, «insieme agli altri comuni contiamo di trovare una sintesi per pesare sui percorsi decisionali della società. Sarà importante avere una voce negli organi decisionali, certamente, ma anche portare in sede di assemblee le richieste che provengono dai territori che temiamo possano essere penalizzati da un soggetto così grande e dalla volontà di portarlo in borsa, lontano dai cittadini e dalle loro esigenze».
Con il «patto», infatti, i sette comuni arrivano a detenere complessivamente più del 5% delle azioni, puntando a oltre il 6% se entrasse anche quello di Agliana. «Siamo dei panda, però finché ci siamo ci faremo sentire» ribadisce il sindaco di Vaglia, Leonardo Borchi, «a fare la voce grossa sono Firenze, Prato ed Empoli. Visto le poche quote che abbiamo non c’è l’ambizione di cambiare le scelte, anche se vorremmo, ma quello che vogliamo ottenere con questo accordo è riuscire ad avere un nostro rappresentante nel consiglio di amministrazione. Questo ci permetterebbe di restare sempre informati su ogni decisione, senza aspettare anni prima di venire a conoscenza di quello che viene fatto».
Impedire la quotazione in borsa non è possibile, ma Borchi ricorda comunque che «bisognerebbe agire per dare servizi più economici possibili ai cittadini. Sono un sindaco e non un imprenditore che deve fare utili, invece a Firenze pensano che sia il modo per sistemare il bilancio comunale. E se invece viene minato perché le cose non vanno come vorremmo? Anche se è la norma, non è detto che ci si debba adeguare».
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