Francesco Guccini -Eskimo
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Chiara Dino
La prima spallata dell’era Sangiuliano alla riforma Franceschini sui musei autonomi sembrerebbe in dirittura d’arrivo. Negli uffici del ministero alla Cultura del Governo Meloni si ragiona in questi giorni su come dare consistenza a uno dei claim della campagna elettorale dell’esecutivo: «Prima gli italiani». L’obiettivo è arrivare entro l’estate 2023 — quando scadranno i termini del secondo mandato dei direttori dei nostri musei autonomi, a Firenze gli Uffizi, la Galleria dell’Accademia e i musei del Bargello — a sceglierne di nuovi e soprattutto con regole nuove. Regole a cui sta pensando da tempo il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. La cosa a Firenze riguarda Eike Schmidt delle Gallerie Uffizi, Paola D’Agostino del Bargello e Cecilie Hollberg per la Galleria dell’Accademia, in scadenza sei mesi più tardi perché per un periodo la sua direzione era stata soppressa e quindi il suo secondo mandato, iniziato dopo, finirà qualche mese più tardi.
Ma al di là di queste diversificazioni temporali è la logica secondo cui saranno selezionati i prossimi numeri uno di Uffizi, Bargello e Galleria dell’Accademia che secondo Sgarbi dovrà cambiare: «Vogliamo modificare il bando di selezione che era stato pubblicato nel 2015 — anticipa — In particolare pensiamo di aggiornare la composizione della commissioni chiamate a giudicare i candidati. Quella di allora, presieduta da Paolo Baratta — continua l’attuale sottosegretario alla Cultura — era nata per rispondere all’idea forte della riforma Franceschini che puntava ad aprire le porte dei grandi musei autonomi ai direttori stranieri. E ci riuscì andando a nominarne nove. Per il prossimo bando penseremo a delle commissioni i cui membri siano più legati al territorio, pensiamo a ex soprintendenti o a figure analoghe che conoscano più da vicino le esigenze delle realtà per cui si cerca un direttore».
Se non è un ritorno a quelle che l’entourage di Matteo Renzi definì le «vecchie zie» (fu Giuliano da Empoli assessore alla Cultura dell’ex sindaco di Firenze a chiamare così le esponenti femminili della cosiddetta scuola di via della Ninna, Paola Grifoni, Cristina Acidini, Franca Falletti) poco ci manca.
Non basta, aggiunge infatti a questo proposito Sgarbi: «Stiamo pensando di portare a colloquio finale, davanti alla commissione, non più una terna di candidati scelti tra quelli che presenteranno domanda e avranno i requisiti richiesti — com’era nel 2015 — ma cinque potenziali futuri direttori. Questo per evitare che si riproponga un caso Natali. Nel 2015 infatti l’ex direttore degli Uffizi Antonio Natali fu messo al quarto posto e quindi non rientrò nella terna dei possibili vincitori del bando e la cosa fece scalpore». Il ministro Gennaro Sangiuliano, in stretto contatto con Sgarbi, conferma il lavoro sulle regole ma non vuole commentare le parole del suo sottosegretario: «Non entro nei dettagli in questo momento. Quando il provvedimento sarà in una fase più avanzata ne riparleremo». Ma che stia finendo un’era sembra evidente. Poi ci sarà da vedere chi si presenterà al prossimo concorso per i musei.
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