NEW YORK – Elon Musk dichiara ufficialmente la sua guerra personale contro la Ue, cancellando da X l’account pubblicitario della Commissione europea e rilanciando un post che l’accusa di essere il “Quarto Reich”. Restano ora da chiarire due cose. Primo, se l’offensiva dell’imprenditore sudafricano dipende solo dai suoi interessi economici, oppure riflette un’avversione culturale e una strategia politica più complessiva, visto che chiede di «abolire» Bruxelles. Secondo se l’amministrazione Trump, di cui non fa più parte con un ruolo formale, condivide questa operazione finalizzata a demolire l’Unione, nella certezza di avere leve maggiori per premere sui singoli stati.

Due giorni fa la Ue ha imposto una multa da 120 milioni di euro a X, perché viola le regole di trasparenza del Digital Services Act (Dsa). Venerdì Musk ha risposto con questo post: «La Ue dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli paesi, in modo che i governi possano rappresentare meglio i loro popoli». Ieri quindi X ha chiuso l’account pubblicitario della Commissione, accusandola di aver pubblicato contenuti ingannevoli in modo scorretto. Bruxelles ha risposto così: «La Commissione europea utilizza sempre tutte le piattaforme di social media in buona fede» e «impiega gli strumenti messi a disposizione» dalle stesse piattaforme per gli account aziendali, come nel caso di “Post Composer” su X. Musk nel frattempo ha proseguito l’offensiva politica con una serie di messaggi, incluso un «praticamente» di assenso messo ad un post che recita “Quarto Reich”, sopra una svastica che spunta sotto la bandiera europea.
Musk non ha gradito la multa, ma in generale accusa la Ue di penalizzare le aziende digitali americane e soffocare la libertà di espressione. Questo dibattito aveva imperversato negli Usa quando Trump era stato bandito dai social, perché pubblicava falsità che avevano fomentato reazioni come l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Musk però lo ha riammesso nell’ex Twitter, come Facebook, e il dibattito si è chiuso con la rielezione.

La questione ora si è pericolosamente allargata dagli interessi imprenditoriali di Elon a quelli politici. Musk è nato in Sudafrica e il nonno materno Joshua Haldeman era un attivista difensore dell’apartheid. Lui ha denunciato il presunto genocidio in corso contro i bianchi del suo Paese d’origine, rilanciato da Trump, che perciò non è andato al G20 di Johannesburg. Elon poi ha attirato l’attenzione per aver ripetuto in varie occasioni un saluto simile a quello romano, che lo mette in una posizione fragile per impartire lezioni sul “Quarto Reich”.

Da quando ha lasciato il Doge Musk non ha più un ruolo formale nell’amministrazione, ma le sue critiche all’Europa riflettono quelle lanciate prima dal vice presidente Vance durante il suo discorso di febbraio alla Conferenza di Monaco, e ora codificate nella nuova Strategia per la sicurezza nazionale. Trump ha detto che la Ue è una rivale, creata per «fregare gli Usa». Critica le politiche commerciali e dell’immigrazione, ha imposto i dazi, pretende più investimenti nella difesa, dando l’impressione di voler dividere e demolire l’Unione.

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