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16 Luglio 2022Mussari non ostacolò i controlli di Bankitalia
Nell’appello bis assolto con Baldassarri e Vigni «perché il fatto non sussiste»
Silvia Ognibene
Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri sono stati assolti ieri con la formula più ampia possibile — «Perché il fatto non sussiste» — dalla Corte d’appello di Firenze nell’ambito del processo bis disposto nel maggio 2019 dalla Corte di Cassazione. La vicenda è quella dell’ormai famoso mandate agreement , il documento relativo alla ristrutturazione del derivato Alexandria stipulato dal Monte dei Paschi con banca Nomura e che, secondo le accuse, i vertici dell’istituto senese avrebbero nascosto nella cassaforte della direzione generale per non farlo trovare agli ispettori della Banca d’Italia, ostacolando così l’attività dell’autorità di vigilanza. Le difese degli imputati invece hanno sempre sostenuto che gli uomini di Bankitalia avessero a disposizione tutti gli elementi necessari per comprendere i termini dell’operazione: ieri la Corte d’appello, su invito della Cassazione, ha dato loro definitivamente ragione, stabilendo di fatto che Bankitalia non fu mai ostacolata.
Nel dicembre del 2017 la Corte d’Appello di Firenze aveva già assolto i tre imputati — che invece in primo grado erano stati condannati dal Tribunale di Siena a tre anni e sei mesi di reclusione e a cinque di interdizione — con la formula «perché il fatto non costituisce reato». A seguito di questo esito, i legali dei tre ex vertici di Banca Monte dei Paschi fecero ricorso in Cassazione per chiedere che venissero invece assolti con la formula più ampia «perché il fatto non sussiste». La Cassazione — che aveva respinto il ricorso presentato dalla Procura generale di Firenze confermando le assoluzioni — dispose un nuovo processo d’appello per valutare quale tipo di assoluzione stabilire.
«Ora Giuseppe Mussari è stato assolto con la formula più ampia — commenta il suo legale, avvocato Fabio Pisillo — Il fatto più rilevante è che si è stabilito che la Banca d’Italia oggettivamente non è stata ostacolata. Ho informato Mussari della sentenza: si è detto molto soddisfatto. È un esito totalmente assolutorio e definitivo che a Siena era invece finito con una condanna ingiusta».
Amaro il commento dell’avvocato Enrico De Martino, legale dell’ex direttore generale del Monte Antonio Vigni. «È stata fatta piazza pulita, ma abbiamo l’amaro in bocca. Sono serviti dieci anni per riconoscere che il fatto non sussiste, Baldassarri è stato anche arrestato. Il mandate agreement è stata un’arma di distrazione di massa perché gli ispettori di Banca d’Italia avevano tutti i documenti che dovevano avere. Vigni non aveva nascosto niente in nessuna cassaforte. Diciamo che è finita bene, almeno sotto il profilo morale».
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