Richieste di stanze quelle dei lavoratori superano gli studenti
13 Ottobre 2023Mps, la zavorra dei processi restano cause per 3 miliardi
13 Ottobre 2023In via degli Orti Oricellari resiste una piccola officina: «Di sera solo spacciatori»
Giulio Gori
A ridosso di Alamanni, via degli Orti Oricellari è una grande stazione dei pullman e tra bus, bussini elettrici e torpedoni privati, è un viavai di persone, con anche il bar, l’hotel, il forno, il parrucchiere. Ma basta attraversare via della Scala per entrare in un deserto: qui, verso via Palazzuolo, i fondi commerciali sono pochissimi e sono tutti chiusi, con la sola eccezione di una piccola officina per biciclette. Ed è in questo luogo sospeso, senza controllo sociale, che un gruppo di pochi passanti hanno ignorato la richiesta di aiuto di un 91enne vittima di una rapina violenta. Dietro un grande portone di legno, è nascosta l’École Française, che però ripopola la strada solo all’ingresso e all’uscita delle lezioni: «Qua fuori è talmente lugubre e vuoto che la mattina troviamo spesso i bisogni sul marciapiede», raccontano dalla scuola.
Così, l’angolo tra via degli Orti Oricellari, via della Scala, via Santa Lucia, «l’angolo sciagura» secondo i residenti, diventa l’epicentro di spacciatori, tossicodipendenti e balordi. Come il responsabile della rapina: «Pochi giorni prima se l’era presa con me — ci spiega una signora — ero in strada, mi ha puntato il coltello al polso e mi ha detto: “Vuoi sentire come taglia bene?”». La donna non ha fatto denuncia, ma racconta del giro di spacciatori che stazionano in via Santa Lucia o in via Il Prato, che «sono pericolosi e hanno clienti sbandati ancora più pericolosi». E in via degli Orti Orticellari, dove in passato c’era il grande ingrosso di ferramenta Pieroni, due officine di motorini, un saldatore, ma anche un bar, chiuso con il lockdown e mai riaperto, il vuoto crea insicurezza. «Quando un’attività chiude, è difficile trovare qualcuno che riapra in questo ghetto. Abbiamo alle spalle più di un decennio di abbandono e criminalità. E anche se i miglioramenti ci sono, c’è ancora tanto da lavorare». A dirlo è Simone Giannini, della storica bottega di restauro di via Palazzuolo.
Il riferimento è al fatto che negli ultimi anni la sua strada, grazie agli sforzi dei residenti raccolti attorno al comitato Palomar Palazzuolo, ha visto una progressiva riduzione della criminalità e dello spaccio. Che ha ridotto la sua sfera d’influenza. Ma in questa lenta riconquista, restano coni d’ombra, come all’angolo con via degli Orti Oricellari. In questo ultimo decennio, Palomar, prendendo le distanze dal razzismo verso gli stranieri, ha denunciato sistematicamente chi commetteva reati.
Come un anno fa, quando convinse un deposito bagagli a mettere in sicurezza la porta d’ingresso per impedire che i tossicodipendenti lo usassero per fumare il crack. «Poco a poco — dice ancora Giannini — anche le forze dell’ordine e, infine, anche se con grande ritardo, anche il Comune hanno cominciato a occuparsi di noi. Di recente, per esempio, la chiusura di un bar e di due minimarket attorno a cui girava gente pericolosa ci ha dato ossigeno. Così come i bus turistici che si fermano alla Leopolda: per quanto non sia molto, ora c’è un po’ più di gente che passa di qui». «Dobbiamo ringraziare l’assessora Benedetta Albanese, la prima che si sia davvero interessata a noi — dicono da Palomar — da quando ci sono state le tre chiusure la situazione è molto migliorata. Anche se “l’angolo sciagura” resta pericoloso».
Ma qui i residenti si sentono ancora in «periferia», un paradosso per una strada che fu il decumano di Firenze e che guarda dritta alla Torre di Arnolfo di Palazzo Vecchio: il centro scintillante è a due passi, eppure lontanissimo. Così si provano esperimenti come quello della Street Levels Gallery, che ha dipinto le saracinesche, che portano le famiglie la sera o la domenica ad ammirarle. Ma del grande progetto del Comune per rilanciare via Palazzuolo che cosa è stato? Lo sconto Imu per le botteghe e un pezzo di asfalto rifatto.
https://corrierefiorentino.corriere.it/