di Matteo Lignelli
Anche quando la schiena fa così male da non alzarsi dal letto deve correre a caricare e trascinare carrelli con quintali di valigie a ritmi forsennati. « Lavoro per due persone, ci trattano come schiavi eppure senza di noi non aprirebbero nemmeno » racconta il facchino ( e pure addetto alle pulizie) di un hotel del centro, un 4 stelle da 20 milioni di fatturato. Viene dal sud est asiatico, però non dice il suo nome per paura di perdere questo impiego che gli permette di dividersi una stanza con altre due persone. «È 20 anni che faccio questo lavoro, ho visto troppo sfruttamento. Mi hanno pagato anche 4,5 euro l’ora. Le cooperative ( quelle a cui gli hotel appaltano i servizi, ndr) cambiano ogni 3 o 4 anni e tutte le volte ci sono problemi » . I turni sono massacranti, il riposo quasi non esiste: « Lavoro anche 20 giorni di fila, mentre durante la bassa stagione ci tengono 3 giorni su 7 a casa usando ferie e permessi. La paga? Ora, con un contratto, 1.200 euro » . Il servizio dura 8 ore e mezzo, la mezz’ora serve per mangiare: «Chi è assunto dall’albergo ha i pasti gratuiti, noi in appalto paghiamo » . Basta chequeste ragazze e questi ragazzi, i disperati dell’industria del turismo, prendano una febbre per mettere in crisi il sistema. « Quest’estate non riuscivano a trovare nessuno, o scappavano, è stata tosta — prosegue –. Spesso ci chiedono se conosciamo qualcuno che ha bisogno di lavorare, preferiscono gli stranieri perché possono sfruttarli. Se non capiamo qualcosa, ci urlano contro » . Zero tutele o gratificazioni: «Sono cinque anni che non passo il Natale con la mia famiglia». In questo albergo la maggior parte dei lavoratori in appalto arriva dall’Africa. «Quelle messe peggio sono le ragazze che puliscono le camere — sottolinea — , sono pagate in base ainumeri che fanno. Piangono spesso » . Nonostante sia riuscito a ottenere un contratto, «cercano comunque di pagarci di meno, non considerando i turni notturni (dalle 23 alle 7,ndr) e gli straordinari. Io mi faccio intendere, però tanti stanno zitti perché hanno paura o non conoscono l’italiano».
Niente di eccezionale, purtroppo. «È un fenomeno diffuso negli alberghi » assicura Silvio Berlingieri dell’ufficio vertenze della Cgil. Grazie al lavoro della Filcams per qualcuno le cose sono cambiate. Spesso, però, si tratta di persone «insindacabili ». «Risparmiare sulla manodopera è l’unico modo per contrarre le spese. Il turismo vive di compensi a cottimo, non ci sono tutele: se l’albergo decide che per pulire quella stanza ci vogliono 30 minuti, ti pagherà solo quei 30’, non importa quanto fosse sporca o quanto ci metti » . Di media gli stipendi sono ridotti di un terzo, 5 euro l’ora anziché 8. «Ancora più critica la situazione di chi pulisce Airbnb e affini: nessuno controlla, nessuno sa quante imprese ci sono e se pagano — rimarca Berlingieri — . Là non ci sono i sindacati né l’Inail. C’è solo un esercito di persone in bici con sacchi e scope. E se cadono?».