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Ma si rende conto la Fabio di ciò che dice? Le sue affermazioni sono astratte andrebbero bene per qualsiasi comune italiano e per qualsiasi conferenza sul tema della gestione del personale in un ente pubblico. Il Problema è che la realtà effettuale nella quale si trova oggi il Comune di Siena, dopo cinque anni di governo fortemente ideologico della destra e dei suoi alleati del “ricciarello magico”, è profondamente diversa da quella descritta dalla Fabio. Bene lo sanno i lavoratori del Comune.
Astrattezza: scelte di merito e di programmazione dell’azione amministrativa. Realtà scelte di altra natura. Astrattezza: selezioni del personale basate sulla trasparenza e l’efficienza. Realtà: il tutto sopra descritto basato su altri criteri, diciamo, meno meritocratici.
E’ altresì noto, come il clima all’interno dell’Amministrazione tra i dipendenti non sia attualmente dei migliori proprio a causa di un rapporto con il personale estremamente deteriorato per la condotta spesso supponente e livorosa di alcuni amministratori e non solo. Una parte del personale non ha visto riconoscere le proprie specifiche professionalità riscontrando nei propri confronti azioni di scoraggiamento della capacità lavorativa e uno scarso coinvolgimento partecipativo.
Insufficiente processo di partecipazione e coinvolgimento nei processi organizzativi, dettato con molta probabilità da un posizionamento ideologico ben marcato che ha segnato un prima e un dopo amministrativo: chi sta con chi.
Sarebbe bene chiedere all’assessore al personale della Lega, ci sono diverse cause riguardanti i lavoratori dell’ente? (che avranno un costo sulla collettività in caso di perdita davanti al giudice del lavoro) Se si, sono forse dovute all’eccesso di trasparenza e di merito?
Come può pensare la candidata Nicoletta Fabio dopo una stagione deleteria per il personale del Comune di Siena che si possa completamente invertire la rotta e parlare improvvisamente di trasparenza e valorizzazione delle risorse. Con chi e soprattutto chi ci crede?
Il Comune di Siena non è un azienda dove gli amministratori di turno sono i padroncini che spostano le “pedine”, puniscono e premiano secondo il loro sentire in nome di una “meritocrazia” di appartenenza.
E’ necessaria, viceversa una visione amministrativa di lungo termine (l’amministrazione De Mossi ha cambiato per cinque volte la pianta organica secondo le convenienze del momento), che tenga conto dello stato delle forze lavorative disponibili, degli obiettivi che l’Amministrazione intende perseguire, mettendo in atto processi di coinvolgimento dei lavoratori, scrivendo insieme le regole del gioco, nel rispetto dei ruoli, delle leggi e dei contratti di lavoro.