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L’addio a Calendadi Gelmini e Carfagna. Via anche Versace. Il leader: grave e incoerente. Tutte e tre potrebbero andare con Noi moderati
Alessandra Arachi
ROMA Mariastella Gelmini nel pomeriggio. Giusy Versace verso sera. Quando lo stillicidio sembrava aver avuto uno stop, ci ha pensato lo stesso Carlo Calenda ad annunciare l’addio di Mara Carfagna ad Azione. Tre addii in ventiquattr’ore. Il quarto in quarantotto se si somma l’abbandono di Enrico Costa.
Carfagna non avrebbe voluto abbandonare ieri. Lo ha detto lei stessa: «Apprendo da una nota di agenzia di aver lasciato Azione. È una decisione che stavo maturando ma che sentivo il dovere di rendere pubblica in modi più seri e meno estemporanei». Il trambusto di ieri era inevitabile, come lo era il nervosismo di Carlo Calenda che ha scelto di affidare il suo commento a un comunicato in terza persona: «Prendiamo atto con rammarico della decisione di Mariastella Gelmini, Giusy Versace e Mara Carfagna di lasciare un partito che le ha accolte e valorizzate in un momento particolarmente critico del loro percorso politico».
Poi una notazione molto critica: «Rispettiamo le scelte personali ma riteniamo grave e incoerente passare dall’opposizione alla maggioranza a metà legislatura contravvenendo così al mandato degli elettori. Una pratica che contribuisce ad allontanare i cittadini dalla politica. Azione rimarrà invece dove i cittadini l’hanno messa: al centro e all’opposizione del Governo e continuerà a lavorare per costruire un’alternativa ad un bipolarismo fallimentare».
In verità fino ad ora soltanto di Enrico Costa si sa che tornerà a Forza Italia. Di Gelmini e Versace ma anche di Carfagna si mormora che potrebbero approdare a Noi moderati di Maurizio Lupi. Per ora si siederanno nel gruppo misto.
Ma perché questo fuggi fuggi? Adesso sembra che tutto dipenda dall’appoggio che il leader del partito ha dato al campo largo in tutte e tre le Regioni che andranno al voto in autunno. Così hanno detto Gelmini, Versace e Carfagna. Ma da dentro Azione il commento che filtra è netto: «Oggi si è compiuta una giornata di chiarezza. Erano due mesi che uscivano retroscena non smentiti e che negoziavano con tutto il centrodestra in parallelo. Il partito non ne poteva più». Loro, le tre fuoriuscite, ribadiscono il concetto. Gelmini: «Lascio Azione, la decisione di entrare nel campo largo in un’alleanza che comprende il Movimento 5 Stelle e la sinistra di Bonelli e Fratoianni nelle tre Regioni che andranno al voto in autunno, mi costringe a prendere atto con rammarico che non posso rimanere nel partito».
Versace: «Il campo largo non può essere la mia casa; mi trovo quindi costretta, con grande dispiacere, a lasciare Azione e voglio ringraziare tutti coloro che in questi due anni hanno positivamente collaborato insieme con me».
Carfagna: «La scelta di aderire alle candidature del campo largo in tutte e tre le Regioni dove si vota è un diritto di Carlo Calenda, ha fondato Azione, l’ha portata avanti anche con grandi sacrifici personali, ne è il leader. Ma la mia storia e le mie idee mi impediscono di seguirlo su quella strada». La verità però è che era davvero da due mesi che si rincorrevano voci e i sussurri si facevano certezza: nell’agone della politica veniva dato per certo che i big di Azione avrebbero abbandonato il partito. Si parlava proprio di loro, di Enrico Costa, Mariastella Gelmini, Giusy Versace, Mara Carfagna. Calenda scuoteva la testa, probabilmente già da allora cercava di coprire i dissidi interni. Sperava di riuscire a tenere compatto il partito. Non c’è stato niente da fare. E adesso è davvero difficile pensare che tutti questi abbandoni ci siano stati soltanto per via del sì che Calenda ha dato al campo largo per le elezioni regionali.