La Toscana all’asta vale 770 milioni castelli, agriturismi, terreni e tante case
25 Settembre 2023News
25 Settembre 2023Non è che per cambiare il nome all’uscita di Valdichiana ci ritroviamo quella di Arezzo, Perugia, Cortona o Montepulciano?
di Pierluigi Piccini
La mozione sul cambio di nome del casello autostradale, da “Valdichiana” a “Siena”, presentata da Fratelli d’Italia, non può che preoccupare per la volontà che manifesta di non voler costruire alleanze strategiche con i territori di cui essa stessa fa parte. Le motivazioni poi dimostrano una certa debolezza. Tra le premesse a supporto della richiesta, quella più argomentata è che «l’autostrada A1 è compresa nella Provincia di Siena dal chilometro 385,4 fino al chilometro 413». Ben 27,6 chilometri lontani, però, decine di chilometri da Siena, con una uscita più distante di Arezzo, Cortona, Montepulciano e vicino quanto lo è quella di Perugia. Argomenti che potrebbero far avanzare le stesse richieste di Siena anche ai comuni sopra ricordati. Ognuno di essi potrebbe portare avanti le proprie ragioni con le relative relazioni, con un rischio enorme quello di dividerci più di quanto lo siamo già invece di cooperare. Il tutto preoccupa perché non basta cambiare un nome per risolvere l’atavico problema delle infrastrutture – giustamente richiamato dai firmatari della mozione – che invece meriterebbe un serio impegno collettivo sui diversi fronti interessati al problema. Ma è ancora più discutibile dal punto di vista storico ignorare l’importanza che il territorio della Valdichiana può vantare, un territorio sempre rispettato da Siena (che ha espresso pontefici, cardinali, grandi personalità della cultura e della politica, grandi architetture e opere d’arte, che ha grandi patrimoni naturali) e considerato nel tempo un alleato naturale, una entità oggi divisa tra le provincie di Siena e Arezzo (ma che per un periodo fu totalmente sotto la provincia di Arezzo), tra uno spicchio di Umbria e uno del Lazio. Solo per ricordare: le zone di Sinalunga, Torrita o Lucignano (che conserva il capolavoro dell’arte orafa senese) erano il granaio di Siena. Sarteano o altri castelli, come Fighine, erano il baluardo della Repubblica. Senza considerare le realtà termali, l’antica capitale Chiusi, o Montepulciano, quindi, “nuovi” alleati nel campo culturale, economico e turistico. Siena aveva rispetto per quei territori, e li esaltava come si può vedere nell’affresco del Buongoverno come nell’altro affresco del Palazzo pubblico: la battaglia della Val di Chiana. Una città potente come Siena rispettava ed esaltava gli alleati, aprendosi al resto del mondo, non li calpestava anche perché non le conveniva affermare un prestigio tutto chiuso dentro le mura. Per contro ed in maniera lungimirante, il territorio di cui si discute ha compreso di essere una realtà fatta di città diffuse (coniò lo slogan “Città Val di Chiana”, a sostegno della costruzione di un unico ospedale per la Val di Chiana), che ovviamente non può essere cancellato per ciò che ha rappresentato e rappresenta (si appresta anch’esso alle elezioni amministrative del prossimo anno). La mozione ha come conseguenza, implicita, di isolare ancora di più Siena. Esattamente il contrario di quanto avveniva in passato e di quanto è stato affermato, come volontà, dal massimo rappresentante dell’attuale amministrazione senese. Non resta che un invito quello di rifletterci su e di mettere in pratica proposte concrete di collaborazione.