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20 Ottobre 2023
Milano
Quasi 2 milioni di famiglie con 1,4 milioni di figli minori a carico vivono nel nostro Paese in condizioni di povertà assoluta. La quota è salita dal 6,1% del 2015 al 7,5% del 2021; la spesa pubblica per sanità e istruzione dell’Italia è nettamente inferiore a quella media europea; l’abbandono scolastico è pari all’11,5% e sale al 36,5% tra i giovanissimi stranieri; la disoccupazione giovanile è al 23,7% e 1,7 milioni di giovani non studiano e non lavorano (Neet). È la dimensione sociale dello sviluppo sostenibile su cui c’è ancora tanto da lavorare, che si ritrova nell’ottavo rapporto “L’Italia e gli obiettivi dello sviluppo sostenibile”, realizzato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS). Sul lato ambientale l’Italia ha registrato il 42% di perdite dai sistemi idrici; solo il 21,7% delle aree terrestri e solo l’11,2% di quelle marine sono protette; il degrado del suolo interessa il 17% del territorio nazionale; le energie rinnovabili rappresentano solo il 19,2% del totale. Dopo la ripresa post-pandemia rimangono alcuni segnali economici di crescita debole: resta forte la componente di lavoro irregolare (3 milioni di unità); il consumo materiale pro-capite si è ridotto del 33% in dieci anni ed è cresciuto il tasso di innovazione (+21% tra il 2010 e il 2018), ma molte imprese mostrano resistenze a investire nella trasformazione ecologica e digitale; il Paese necessita di investimenti, anche per rendere le infrastrutture più adatte alla crisi climatica. Negli ultimi 8 anni l’Italia non ha scelto in modo deciso l’Agenda 2030 come mappa per realizzare uno sviluppo
sostenibile sul piano ambientale, sociale, economico e istituzionale. «Quello che è mancato – ha spiegato il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini – è stato un impegno esplicito, corale e coerente da parte del mondo delle imprese e di tutte le forze politiche che si sono alternate alla guida del Governo per una trasformazione nel segno della sostenibilità».
Se l’Italia è lontana dagli obiettivi dell’Agenda 2030, e solo un rapido cambio delle politiche pubbliche permetterebbe di recuperare il terreno perduto, non va meglio negli altri Paesi. Secondo l’Onu solo nel 12% dei casi si è sulla buona strada per raggiungere i valori obiettivo. E circa il 30% non ha fatto registrare alcun avanzamento o si trova oggi in una condizione peggiore di quella del 2015. Secondo i dati e le previsioni contenute nel rapporto ASviS 2023 nel 2030 vivranno ancora in povertà estrema oltre mezzo miliardo di persone nel mondo; oltre 80 milioni di bambine e bambini non andranno a scuola; le emissioni di gas climalteranti continueranno a crescere; la temperatura media, già aumentata di 1,1°C rispetto ai livelli preindu-striali, raggiungerà il limite di 1,5° previsto dagli Accordi di Parigi già nel 2034; nel 2030 circa 660 milioni di persone saranno ancora senza elettricità e quasi due miliardi faranno ancora affidamento su combustibili fossili e altre pratiche inquinanti. La sostenibilità deve diventare il fulcro di tutte le scelte, pubbliche e private, come indicato «nella nuova Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, approvata dal Governo esattamente un mese fa – sostiene il presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini –. Negli stessi giorni, il Governo si è impegnato all’Assemblea Generale dell’Onu a predisporre un ‘Piano di accelerazione’ per il conseguimento degli
Obiettivi su cui siamo più indietro, quasi tutti. Le nostre proposte possono servire per definire contenuti, tempistiche e metodologie per realizzare questo Piano». A tale proposito, l’ASviS ha sollecitato il governo con tre proposte: in primis assegnare alla presidenza del Consiglio il compito di predisporre il Piano; predisporlo entro marzo 2024, affinché possa contribuire alla preparazione del prossimo Documento di economia e finanza; e infine, coinvolgere la società civile e gli enti territoriali attraverso il Forum per lo sviluppo sostenibile esistente presso il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase).