ROMA — Giorgia Meloni, favorita per diventare il prossimo primo ministro italiano, ha respinto le affermazioni secondo cui un governo guidato dal suo partito di estrema destra potrebbe annunciare una rinascita fascista, paragonando invece la sua tribù ai conservatori al potere in Gran Bretagna.
I “Tories”, come è noto anche il partito al governo del Regno Unito, sono stati essi stessi criticati per aver perseguito politiche di destra radicale, dopo aver guidato il paese fuori dall’Unione Europea, aver pianificato di deportare i richiedenti asilo in Ruanda e aver condotto una campagna populista contro il convenzioni del parlamento e della magistratura.
Il partito Fratelli d’Italia di Meloni sta registrando circa il 24% dei sondaggi, mettendola sulla buona strada per guidare un governo di coalizione di destra dopo le elezioni del 25 settembre.
Il partito ha attirato critiche per le sue origini nel Movimento Sociale Italiano (MSI), fondato da ex fascisti dopo la seconda guerra mondiale, e per le sue politiche anti-immigrazione intransigenti. Il simbolo del partito contiene ancora la fiamma del Msi ei discendenti di Mussolini si sono candidati.
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Mercoledì Meloni ha deciso di affrontare a testa alta il confronto con il fascismo. I suggerimenti internazionali secondo cui un governo guidato da lei “è un pericolo per la democrazia e la stabilità europea e internazionale” erano ingiustificati, ha affermato in un videomessaggio in francese, spagnolo e inglese.
“Per anni ho anche avuto l’onore di guidare il Partito conservatore europeo”, ha affermato, aggiungendo che questo gruppo al Parlamento europeo “condivide valori ed esperienze con i conservatori britannici, i repubblicani statunitensi e il Likud israeliano”.
I Fratelli d’Italia “condannano inequivocabilmente il nazismo e il comunismo” e “si oppongono ferocemente a qualsiasi deriva antidemocratica”, ha aggiunto Meloni. La destra ha consegnato il fascismo alla storia decenni fa, ha affermato, “condannando inequivocabilmente la soppressione della democrazia e le leggi antiebraiche vergognose”.
Non è la prima volta che Meloni cerca di prendere le distanze dalle radici storiche del suo partito. In precedenza ha affermato in interviste che non c’era posto per la nostalgia fascista nel suo partito. Nella sua autobiografia, ha scritto che “non appartiene al culto del fascismo”. Ma questo è quanto di più si è spinta per allontanare il partito dal fascismo in un comunicato ufficiale.
Alleato di Meloni nella coalizione di destra, l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi le ha espresso il suo sostegno mercoledì in quanto ha indicato di voler tornare al Senato, dopo che gli è stato impedito di ricoprire la carica dopo aver ricevuto una condanna a quattro anni per frode fiscale. Ma nel 2018 un tribunale ha revocato il divieto, consentendo all’ottantenne magnate dei media di candidarsi di nuovo. È eurodeputato dal 2019.
“Penso che mi candiderò al Senato, così faremo felici tutti, dopo aver ricevuto pressioni da tanti, anche fuori Forza Italia”, ha detto a Rai Radio 1.
Berlusconi ha confermato che sosterrà Meloni come primo ministro, se vincerà la coalizione di destra e il suo partito riceverà più voti dei suoi alleati. “Abbiamo sempre detto che chi avrà più voti sarà proposto al capo dello Stato come candidato premier. Se è Giorgia Meloni sono sicuro che si rivelerà adeguata al difficile compito”.