LOUISE BONNET 30 Ghosts
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7 Novembre 2023di Marcello Sorgi
Adesso tutti diranno che Meloni si è ispirata al primo ministro inglese Sunak, che gli immigrati vorrebbe spedirli in Ruanda. Vorrebbe, appunto, perché nell’attuazione pratica del suo proposito Sunak sta incontrando una serie di difficoltà, a partire dai ricorsi che vengono presentati alla magistratura. Così che le espulsioni verso l’Africa non sono ancora iniziate.
Qualcosa del genere potrebbe accadere anche a Meloni. Ma la premier italiana aveva assolutamente bisogno di riprendere in mano il dossier immigrazione e trovare una soluzione – “innovativa” la definisce – dopo il fallimento dell’accordo con la Tunisia e alla fine dell’anno più nero quanto a sbarchi, che potrebbero toccare il tetto dei 150 mila di qui a fine dicembre. Un colpo a effetto, a cui ora dovrebbe seguire una maggiore precisazione dei progetti, per adesso solo tratteggiati, e dei tempi di esecuzione. Non tanto della costruzione dei due edifici che dovrebbero accogliere fino a 3000 naufraghi salvati dalla Guardia costiera e da navi della Marina italiana, non da Ong. Ma della più complessa struttura giuridica che dovrebbe consentire all’Italia, su licenza dell’Albania, di esercitare la propria giurisdizione in questi centri quasi come se si trattasse di un’estensione del proprio territorio, una specie di affitto. Ed è qui, appunto, che, non solo metaforicamente, si scoprirà che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Rama e Meloni possono contare su un rapporto personale, oltre che politico, che si è cementato anche quest’estate durante le vacanze pugliesi di Meloni e famiglia, e nel corso di qualche breve visita agostana sulla vicina costa dirimpettaia dell’Albania, dove appunto la presidente del consiglio veniva ricevuta con tutti gli onori. L’annuncio dell’intenzione di costruire lì i due centri genere Cpr, semiprigioni in cui anche in Italia i migranti vengono trattenuti in attesa di identificazione e rimpatrio, è stato dato dai due capi di governo, insieme con quello di una serie di accordi commerciali che dovrebbero rafforzare le relazioni economiche tra i due Paesi. Ma la partita vera che s’intuisce è quella dell’ingresso dell’Albania nell’Unione europea, a cui è candidata da oltre dieci anni e per il quale Meloni ha promesso di dare una mano.