Kapustin: Variations Op.41 / Kapustin
14 Luglio 2024Ma Clooney è d’accordo?
14 Luglio 2024
Stefano Bisi
La Comunità ebraica ha chiesto al pittore del Palio Giovanni Gasparro un risarcimento danni per 200mila euro al processo di Bari in cui l’artista è “imputato per il reato di cui all’articolo 604 bis codice penale comma 1 lettera a) per avere propagandato idee fondate sull’odio razziale antisemita”.
Il codice penale parla di “propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa” e il reato prevede “la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6mila euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o
sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione”. Nel capo di imputazione si legge che “rispondendo a taluni post, quali quello di Veronica Cefariello, in risposta al quale il Gasparro scriveva ‘cara Veronica in questo caso fu martirizzato un bambino cattolico dagli ebrei di Trento nel 400’ e al post di Gianni De Rosa, in risposta al quale scriveva ‘tutti siamo disgustati dall’orrore di Auschwitz ma cosa c’entra con gli omicidi rituali ebraici e le pasque di sangue compiute dagli ebrei ashkenaziti e safarditi, come attestano gli studiosi di chiara fama che sono rimasti ebrei come Ariel Toaff figlio dell’ex rabbino capo di Roma? Nostra Aetate, il Concilio Vaticano II e i provvedimenti di soppressione del culto di Simonino operato dal vescovo di Trento hanno gettato discredito su questo santo e sull’intera Chiesa Cattolica. Un’excusatio non petita grottesca e parodistica’; in tal modo propagando e divulgando idee fondate sull’odio antisemita, atte ad influenzare le opinioni di un più vasto pubblico, scatenando e suscitando reazioni e commenti di cui vari dal chiaro contenuto antisemita di numerosi followers”.
Gasparro, sul Concilio Vaticano II, si allinea al mondo cattolico più integralista, che mette addirittura sotto accusa l’evento che ha rappresentato una svolta epocale ma qui siamo sul campo delle opinioni mentre i commenti, secondo il pubblico ministero Larissa Catella, avrebbero violato il codice penale.
L’opera di Gasparro riproduce l’omicidio di un bambino di Trento detto Simonino, scomparso la notte del 23 marzo 1475 e ritrovato morto trenta giorni dopo, con una ferita sanguinante al costato, afferrato e circondato da membri della locale comunità ebraica intenti a raccogliere in una bacinella il sangue della ferita del bambino da utilizzare, secondo la credenza, per scopi magici e religiosi. Ma è un falso storico e la Chiesa abolì il culto del falso beato.
Di quella vicenda ne ha parlato la senatrice a vita Liliana Segre: “Un caso emblematico, quello di Simonino, di invenzione del nemico. A partire da un evento tragico come la morte di un bambino, con argomenti speciosi ovvero patentemente falsi, ricorrendo alla violenza e alla tortura, si è creato un mostro e alla fine lo si è sterminato”. Ma per Gasparro non è così.
Dell’artista del drappellone ne parla Niram Ferretti nella rivista online L’Infernale: “Dal passato torna Simonino da Trento, il fanciullo ucciso nel 1475 nell’omonima città, e torna con lui la leggenda nera edificata intorno alla sua morte. Se ne era già occupato Ariel Toaff in un suo esecrato libro del 2007, Pasque di Sangue, in cui riproponeva per la delizia del vasto pubblico degli antisemiti, la tesi secondo cui gli omicidi rituali attribuiti agli ebrei nel Medioevo e oltre, potessero avere un loro fondamento”. Per Niram Ferretti il quadro di Gasparro dedicato a Simonino da Trento è “una allucinata messa in scena della cupidigia di sangue degli ebrei. E’ un esplicito incitamento all’odio. Il suo scopo è solo questo”. Al processo in corso a Bari (l’artista è residente nel capoluogo pugliese), è stato sentito come testimone uno degli investigatori che ha fatto gli accertamenti delegati dalla Procura e le parti civili hanno depositato una serie di documenti. Prossimo round il 31 ottobre.