La Cgil: « Se il Piano nazionale di ripresa e resilienza dovesse essere attuato soltanto al 75%, in Toscana si perderebbero 20 mila posti”
diAzzurra Giorgi
I lavoratori toscani che guadagnano meno di 9 euro l’ora? Almeno centomila. Addetti a pulizie, mense, con contratti di subappalto e in parte attivi in commercio ed edilizia. Una stima, questa dell’Ires- Cgil sui lavoratori che rientrerebbero in un’eventuale introduzione del salario minimo, che va in parallelo a un’altra, separata e che guarda al futuro, sul Pnrr: se ne verrà realizzato solo il 75% potrebbero essere in 20mila in regione a rischiareil posto. Dati a cui, nel focus presentato ieri e realizzato dai ricercatori Roberto Errico e Marco Batazzi, se ne aggiungono altri, su inflazione, crescita che fanno dire al presidente dell’istituto di studi e ricerche economiche e sociali Gianfranco Francese che «la Toscana ha le sue perduranti contraddizioni, fatte di sempre maggior ombre rispetto alle luci che persistono pur in un quadro di affievolimento della luminosità». E questo perché, spiegal’Ires, se il 2022 si è chiuso con qualche decimale in più di crescita rispetto alla media nazionale, ci sono aspetti su cui porre l’attenzione, anche in vista di un 2023 che si prospetta «a tinte più cupe» come dice il segretario generale della Cgil Toscana Rossano Rossi guardando a una stima di crescita inferiore all’ 1%. C’è l’inflazione, « che erode i salari » , con il reddito medio in regione salito nel 2022 dell’ 1,5% in termini nominali ma sceso, in termini reali, di quasi 7 punti, col rischio di allargarsi fino – si legge – a una perdita di potere d’acquisto nel biennio 2022- 2023 che « potrebbe superare il 10% per i lavoratori dipendenti toscani » . Poi ci sono occupazione e Pnrr. Su quest’ultimo, «sarà estremamente difficile mettere a terra tutti i progetti – spiega Errico -. Se verrà realizzato il 75% di quanto previsto, in Toscana il contraccolpo sarà di unpunto di Pil, con almeno 20mila posti di lavoro a rischio nel biennio 2024- 2025 » . Tra i comparti, le conseguenze più pesanti potrebbero riguardare le costruzioni.
Sull’occupazione, invece, l’Ires sottolinea come nel 2022 il 29% dei nuovi assunti sia stato a tempo indeterminato e come, a fronte di 10 persone con contratti a tempo indeterminato andate in pensione, ne siano state assunte solo 7 con la stessa modalità, gli altri sono entrati con contratti precari. Ed è in questo contesto che si inserisce anche il dibattito sul salario minimo, ossia quei 9 euro lordi l’ora cui non tutti, nemmeno in Toscana, arrivano. Secondo le stime di Svimez, nel centro- nord del Paese sarebbero 1,9 milioni i lavoratori al di sotto della soglia. In Toscana, sostiene l’Ires, sarebbero « non meno di 100mila » . I settori più colpiti? Quelli in cui si applica il contratto del multiservizi, e quindi pulizie, mense, facchinaggio, servizi ausiliari in vari settori, dalle biblioteche alla scuola. E poi lavoratori in subappalto, e in parte quelli di terziario ed edilizia. « Il salario minimo non risolve tutti i problemi, ma è necessario – dice Rossi -. La strada è sempre quella della contrattazione: ci sono contratti scaduti da anni, c’è il problema del lavoro in nero, ma ci sono settori dove le persone vengono pagate 3- 4 euro l’ora, è necessario».
Di fronte a questi numeri, con una crescita che secondo l’Ires non è di qualità, Rossi non solo rilancia l’ipotesi di uno sciopero generale, ma chiede un « ruolo maggiore del pubblico, senza elargire soldi a pioggia. Servono vincoli più stringenti, legati alla qualità dell’occupazione, per le aziende che ricevono soldi pubblici. Non è pensabile una Toscana basata solo su servizi, commercio, turismo, ci vuole sostegno al manifatturiero con politiche industriali e infrastrutture efficienti».