Ovazione per l’alleato alla cerimonia dell’80° anniversario dello Sbarco in Normandia Il capo dell’Eliseo promette caccia e addestratori. Biden: “Putin un tiranno”
OMAHA BEACH — È quell’attimo in cui Volodymyr Zelensky si china e viene avvolto nell’interminabile abbraccio di un veterano. «Sei il salvatore della gente, mi fai venire le lacrime agli occhi», dice l’ex soldato americano sopravvissuto al D-Day. «No, no, sei tu che hai salvato l’Europa», replica il presidente ucraino, accolto da un’ovazione quando arriva. «Mio eroe», sorride il veterano. Ecco il senso di una giornata sospesa tra passato e presente, dovere di memoria e promessa di un impegno rinnovato. Una staffetta ideale che non poteva che compiersi a Omaha Beach, in ricordo di quel 6 giugno 1944. Kiev, la nostra Normandia.
«Siamo tutti figli dello Sbarco», scandisce Emmanuel Macron davanti a una ventina di capi di Stato che rappresentano gli alleati della battaglia di ottant’anni fa contro il nazifascismo e che oggi si ritrovano nuovamente sfidati da un «tiranno », parola di Joe Biden. L’Ucraina, ha detto il presidente americano, «è invasa da un tiranno » e «noi non possiamo abbandonare dei Paesi di fronte a dei dittatori ». Biden ha anche precisato di aver dato a Kiev il permesso di bombardare con armi americane il territorio russo, ma solo «vicino al confine». Parole che per il viceministro degli Esteri russo Mikhail Galuzin sono «ciniche e oscene».
Il capo della Casa Bianca ha parlato davanti al cimitero militare americano di Colleville-sur-Mer, la distesa di croci bianche che ogni volta è un colpo al cuore. «È uno dei posti più emozionanti di Francia», dice Macron, accanto al leader Usa, a cui poi si rivolge nel discorso di Omaha Beach ribadendo «l’eterna riconoscenza » dei francesi.
Sono passaggi non scontati, se si pensa che il generale De Gaulle non aveva mai voluto commemorare il D-Day e la Germania è stata invitata solo nel 2004. «Fu un giorno di liberazione anche per noi», ha detto ieri Olaf Scholz. Dal 2014, alle commemorazioni c’è anche l’Italia, rappresentata ieri da Sergio Mattarella. Il capodi Stato al suo arrivo è salutato calorosamente da Macron: «Presidente Sergio!». Il fronte occidentale è schierato davanti al palco allestito su Omaha Beach. Manca la Russia, non invitata, anche se Macron ha ricordato il ruolo decisivo dell’Armata Rossa sul fronte orientale per sconfiggere il nazifascismo. Putin, dice Macron per spiegare l’esclusione di Mosca, ha «tradito il messaggio dello Sbarco», calpestando il diritto internazionale. Il leader ha detto che per Kiev è vietato usare le armi francesi per colpire i civili russi, ma ha anche annunciato che Parigi fornirà all’Ucraina caccia di quarta generazione Mirage 2000 e addestrerà piloti ucraini con una«brigata francese» , senza parlare in modo specifico di soldati. Mosca, ripete Macron, non sembra voler mettere fine all’escalation. E Putin ha spiegato che potrebbe fornire armi avanzate a lungo raggio agli avversari dell’Occidente nel mondo, senza precisare a quali Paesi si riferisce.
«Le nazioni devono restare unite per opporsi alla tirannia», dice Carlo III, pronunciando in francese il suo discorso al British Normandy Memorial di Ver-sur-Mer. Il re britannico, in cura per un tumore, si fa poi rappresentare nel pomeriggio dal figlio William. Ogni dettaglio assume nuovo significato: il rumore dei caccia, le letture dei messaggi dei soldati, i canti della resistenza intonati dai bambini, le navi Uss Oak Hill e Mistral all’orizzonte. Tutte evocazioni del D-Day che si specchiano in una guerra reale, vicina. Nel volto segnato di Zelensky. Nei capanelli dei leader per farsi aggiornare sulla situazione al fronte.
Persino l’Europa, «quel tesoro di democrazia e libertà che si è costruito su queste spiagge» come dice Macron, sembra di nuovo in pericolo, nell’ascesa dei nazionalismi a poche ore dal voto per le europee, ma anche un traguardo per Zelensky. Altra ovazione è per i veterani. Sfilano in carrozzella, con dei plaid blu sulle gambe. Uno fa il segno con la mano al pubblico: non c’è bisogno di applaudire. Passano davanti ai leader che battono le mani, li salutano, un ministro improvvisa una sorta di inchino davanti a questi centenari. Ognuno sente di dover qualcosa a questi signori incanutiti. I did it for you, l’ho fatto per te, è il motto di un anniversario che rende omaggio al loro altruismo. «Hanno combattuto per una terra che non era la loro, ma per valori che erano i loro», sottolinea Macron. Un coraggio che si declina di nuovo al presente.