Tanto rumore per nulla, direbbe Shakespeare in merito alla crisi diplomatica tra Italia e Germania riguardo al finanziamento di Ong italiane da parte del governo tedesco. In realtà la Giz, cioè l’Agenzia tedesca per la cooperazione allo sviluppo, finanzia da decenni Ong italiane e non solo, in ogni parte del mondo, quando ritiene che la professionalità di queste sia coerente con le linee della sua politica estera di cooperazione. Quindi ad essere radicalmente cambiata non è certo la linea della Germania, bensì la narrazione tutta retoricamente improntata al contenimento dei flussi migratori da parte del governo italiano. È dunque ancora più grave questa crisi diplomatica in quanto, da una parte si ignora, o si finge di ignorare, un dato peraltro documentato anche nelle relazioni sulla Cooperazione in possesso del parlamento, dall’altro si restringe progressivamente il campo di azione di una «parte qualificante per la politica estera italiana», come appunto viene definita la cooperazione allo sviluppo nella legge del 2014 che la disciplina.

LA REDAZIONE CONSIGLIA:

Mezza crisi diplomatica: la Germania finanzia le OngOra, che in onore al fantasmatico «piano Mattei», di cui al momento conosciamo solo il nome e solo che si riferisce all’Africa, si voglia condizionare e stigmatizzare la politica estera di un paese peraltro amico e che ospita al suo interno un numero ben maggiore del nostro di migranti, appare quantomeno strumentale a dinamiche interne. Dato che, evidentemente, nessuna iniziativa presa fin’ora dal governo ha mostrato la benché minima efficacia nel ridurre i flussi migratori. E allora, come si vorrebbero esternalizzare le frontiere nazionali attraverso accordi con governi poco presentabili, che utilizzeranno i fondi (quanti?) non certo per dare migliori condizioni di vita alle loro popolazioni, bensì per politiche che aggraveranno ulteriormente le ragioni del migrare, cosi si vorrebbero esternalizzare le mancanze addossando ad altri le colpe di rispettare le Convenzioni internazionali in materia di minori stranieri non accompagnati, salvataggi in mare, diritto di asilo e quant’altro.

Le cause delle migrazioni non si risolvono certo con i blocchi navali o con la «guerra permanente globale contro i trafficanti di esseri umani» formula recentemente utilizzata dalla tribuna dell’Assemblea generale delle Nazioni unite dalla presidente del Consiglio italiano. In realtà gli strumenti per affrontare le cause e non solo gli effetti che portano milioni di persone a migrare esistono e sono stati sottoscritti dal nostro paese, che si è impegnato a sostenerli. Si tratta degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile, per i quali l’Italia, come le altre nazioni firmatarie, dovrebbe versare lo 0,7% del suo Pil. Al momento siamo nemmeno al 0,3% e i toni delle dichiarazioni governative fanno presagire che la prossima legge di bilancio non lo incrementerà, anzi.
D’altra parte è chiaro come si voglia proprio contrastare l’idea stessa di multilateralismo insita in molte dalle Convezioni che il governo, ogni giorno, viola apertamente. L’essenziale, dunque, è la creazione di un problema che resti emergenziale e diffonda insicurezza tra i cittadini, così da creare una pubblica opinione favorevole alle scorciatoie che non portano da nessuna parte ma intanto sviano dai problemi reali.

Lo ripetiamo, le soluzioni vere e radicali sono contenute nel sostegno chiaro e convito agli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile, da finanziare con le risorse adeguate e non sottraendole a questi per spostarle sugli armamenti.