Il Punto 30/05/2023
31 Maggio 2023Le spine di Schlein: dalle armi alla gpa i dem sono divisi
31 Maggio 2023
di Massimo Franco
Le opposizioni che reagiscono alla disfatta delle Comunali trovando un’unità contro il governo sulla decretazione d’urgenza certificano la loro inconsistenza. Sia perché purtroppo questa pratica deteriore non nasce con l’esecutivo di destra di Giorgia Meloni: ne hanno fatto largo uso coalizioni di tutti i colori, irritando a intermittenza vertici parlamentari e Quirinale nel presente e nel passato. Sia perché c’è chi vede in questa improvvisa indignazione corale il tentativo maldestro di strattonare dalla propria parte il capo dello Stato, Sergio Mattarella, che da tempo invita a non abusare dei decreti. In realtà, quanto emerge dal voto di domenica e lunedì è la crisi profonda del Pd e del M5S; e di riflesso quella latente della leadership dei due partiti. La segretaria Elly Schlein e il grillino Giuseppe Conte si trovano di fronte a una sconfitta che solo la parzialità del test permette di ridimensionare. Le sue cause e la sua portata probabilmente sono più gravi di quanto si è visto. E vanno al di là delle polemiche stucchevoli sul «campo largo» o sulle armi all’Ucraina. Dicono piuttosto che un mondo e una cultura sono tramontati, e nessuna forza di opposizione è in grado di rappresentare quelli emergenti. Non Pd e M5S, e tanto meno gli alleati-coltelli Carlo Calenda e Matteo Renzi. Ma questo ripropone il tema di una mancanza di alternativa, rischiosa per la stessa maggioranza. Da una parte, si ha la conferma di un consolidamento della destra: anche in quei ballottaggi che qualcuno vorrebbe abolire sostenendo che favorirebbero la sinistra. Dall’altra, cresce la sensazione di avere il vento a favore. Il problema è come sfruttarlo fino alle Europee del 2024. Il linguaggio dialogante con la Commissione Ue fa capire che il governo sa di essere in ritardo sul Piano per la ripresa; e di dovere trattare da posizioni che non sono di forza: un buon punto di partenza. «L’errore più grande», ammette il ministro meloniano Guido Crosetto, «è prendere i soldi del Piano europeo e spenderne anche solo il 99 per cento senza finire quello per cui li abbiamo presi». Ha tutta l’aria di un monito al proprio governo e agli alleati. Ma presto potrebbe diventare il dilemma dell’intera maggioranza. Il governo è in affanno sui progetti da presentare alla commissione Ue; e tentato di spostare l’attenzione su riforme costituzionali che dividono la coalizione, oltre che il Paese. I messaggi in codice che si scambiano la premier, il leader della Lega, Matteo Salvini, e una parte di FI evocano contrasti striscianti. E una campagna per le Europee che mette in competizione tra loro ogni singolo partito, perché si vota col proporzionale, potrebbe accentuare le tensioni: perfino in una destra che l’elettorato premia anche perché si presenta unita.