monica serra
A fatica e con un ritardo di oltre cento giorni, la richiesta di proroga che «ufficializza» le indagini su lei è arrivata a destinazione. Precisamente alle 11, 40 di lunedì 17 luglio. E adesso? Cosa farà la ministra Daniela Santanchè dopo che, tre giorni fa, un postino è riuscito a consegnare nelle mani di una «addetta alla gestione» della sua villetta in stile liberty da sei milioni di euro l’atto giudiziario più atteso e scontato del mondo?
Difficile smentire ora ciò che non avrebbe potuto negare neppure lo scorso 5 luglio. Quando, sventolando il certificato del casellario giudiziale davanti al Senato, ha assicurato di non essere coinvolta in alcuna inchiesta. Oppure quando ha minacciato di querela chi in tv e sui giornali raccontava ciò che ora lei potrà tranquillamente rileggere su una richiesta di proroga di indagini, che la vedono accusata di falso in bilancio e bancarotta fraudolenta. Così, mentre i filoni di inchiesta sulla «disastrosa» gestione delle sue aziende si moltiplicano sulle scrivanie della aggiunta Laura Pedio e della pm Maria Gravina, a questo punto però la ministra si è ben guardata dal comunicare che finalmente anche lei era al corrente di ciò che tutti – compresi i suoi legali – sapevano. E che ora è anche e finalmente scritto su carta bollata.
A una settimana dal voto della mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni in Senato – previsto per il 26 luglio – non sono pochi i fronti di indagine che rischiano di travolgerla. Perché, se è vero che dall’accusa di bancarotta fraudolenta potrebbe salvarsi evitando il fallimento dell’ultima società ancora in bilico del gruppo Visibilia, grazie alla «transazione fiscale» proposta alla Agenzia delle entrate, che le permetterebbe di spalmare in dieci anni i debiti, più difficile per la ministra sarà giustificare tutto il resto.
Nel fascicolo principale, sulla gestione delle società editrici di riviste come Novella 2000 e Visto, è accusata anche di falso in bilancio. Dopo l’intervista concessa a Report, gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf hanno convocato e ascoltato la ex investor relator officer di Visibilia, Federica Bottiglione, che ha raccontato come, inconsapevole di essere in cassa integrazione a zero ore, da marzo 2020 a novembre 2021, in piena pandemia, abbia continuato a lavorare in azienda. Peraltro mentre, part-time e con partita iva, faceva l’assistente parlamentare del senatore Ignazio La Russa, collaborando anche con Santanchè. Su questa vicenda, la procura diretta da Marcello Viola ha aperto un nuovo fascicolo, senza indagati e ipotesi di reato, nell’ambito del contenitore di indagini su Visibilia. In cui è confluita anche la segnalazione di operazione sospetta di Bankitalia sulla villa a Forte dei Marmi, che i coniugi di Santanchè e La Russa hanno acquistato e rivenduto, con un guadagno lordo di un milione di euro in 58 minuti, e il grosso dei soldi anticipati dall’acquirente, l’imprenditore Antonio Rapisarda.
C’è poi il capitolo Ki Group in un fascicolo senza indagati che si riempie di accertamenti della Gdf nelle mani del pm Luigi Luzi, che dovrà decidere se formalizzare la richiesta di fallimento anche del colosso bio gestito dal 2011 da Santanché e il compagno Dimitri Kunz. E, ancora, l’inchiesta sulle presunte manipolazioni di mercato del fondo di Dubai, Negma. Una società di investimenti che ha iniettato milioni di euro nelle aziende della ministra per poi – denunciano i soci di minoranza di Visibilia – far crollare il titolo. E, ancora, la compravendita della barca «Unica» che ha fatto finire a processo l’ex della ministra, Canio Mazzaro. La richiesta di archiviazione formulata per lei non ha ancora superato il vaglio del gip. Difficile, insomma, continuare a negare. Con tanti fronti aperti. E tutti noti.