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La Lega accusa, è bufera. Il post di Salvini su Sangare. Le proteste: «Il suo è sciacallaggio»
di Marco Cremonesi
ROMA I tempi sono importanti. Il primo post leghista sull’arresto del presunto assassino di Sharon Verzeni è di Matteo Salvini in persona: «Fermato Moussa Sangare, origini nordafricane e cittadinanza italiana, sospettato di aver assassinato la povera Sharon. Spero venga fatta chiarezza il prima possibile e, in caso di colpevolezza, pena esemplare, senza sconti. Complimenti ai Carabinieri!». Il punto che balza all’occhio è ovviamente quell’«origini nordafricane e cittadinanza italiana». In serata, ospite del festival di Affari italiani, minimizzerà: «Fosse stato un finlandese, un eschimese o un biassonese sarebbe stato lo stesso un dramma. Il problema è la malafede di certa sinistra che vede il male ovunque a prescindere».
Ma c’è anche qualcosa d’altro. Il post salviniano è rilanciato dalle agenzie alle 11.50 di ieri mattina. E cioé, proprio mentre il vice premier leghista era a Palazzo Chigi da circa un’oretta per il conclave con gli altri leader della maggioranza. Insomma, il leader leghista non perde tempo nel mandare un messaggio, neanche troppo cifrato, ad Antonio Tajani. Sintetizzato: no allo ius scholae. No al legame tra cittadinanza e percorso scolastico in Italia, così come chiesto da Forza Italia. Che non è nel programma di governo, e per Salvini «quel programma è la Bibbia». Con una chiosa: «Spero che valga il programma di governo per tutti».
Il perché del no lo spiega un salviniano di ferro come Rossano Sasso: «A leggere i giornali sembrerebbe trattarsi di un italiano. A leggerli meglio, pare che l’assassino si chiami Moussa Sangare, nato in Italia da una coppia di immigrati. È forse questa la dimostrazione che con la cittadinanza italiana non scattano in automatico integrazione e inclusione?». In un post successivo, Sasso salta ogni distinzione. Dice che per Sharon non ci saranno né manifestazioni né ospitate televisive: «Ad uccidere Sharon non è stato un italiano quindi la notizia va nascosta, minimizzata, dimenticata». Insomma, pare che per Sasso Sangare è non italiano al di là della cittadinanza.
Il tutto, appunto, mentre si svolgeva il primo vertice di maggioranza dopo la pausa d’agosto. Quello in cui è «stata ribadita l’unità della coalizione» e in cui addirittura si registrata, sempre secondo la nota finale, «totale sintonia su tutti i dossier». Ma il messaggio agli azzurri, e magari anche a FdI, doveva essere chiaro. E infatti viene supportato da una raffica di dichiarazioni dai parlamentari. La prima, in ordine di tempo dopo Salvini, Laura Ravetto: «Davvero sono questi i nuovi italiani a cui aspiriamo?». Le risponde da +Europa Riccardo Magi: «È questa la maggioranza che si meritano gli italiani?. Usare un caso di cronaca per opporsi a un dibattito sulla cittadinanza è puro sciacallaggio». Più o meno nello stesso minuto di Ravetto, un irridente post di Claudio Borghi: «Oh, abbiamo i giornali che per una volta ci dicono la nazionalità di un criminale. È italiano. Si chiama Moussa Sangaré». Poi, anche l’eurodeputata Silvia Sardone rimarca le «origini nordafricane e la cittadinanza italiana», come la collega a Bruxelles Isabella Tovaglieri.
Se Forza Italia non si fa snidare e nulla dichiara sulle agenzie, le opposizioni non lasciano cadere la palla. In questo caso il primo è il capogruppo di Italia viva Davide Faraone: «Le persone civili pregano per Sharon. Le persone incivili ricercano morbosamente la nazionalità dell’assassino per capire quanto indignarsi e scatenano una becera campagna politica su un terribile omicidio».
Più in generale sullo Ius scholae interviene la segretario del Pd: «Nelle nostre classi non ci sono italiani e stranieri — dice Elly Schlein — , ma bambine e bambini che hanno lo stesso diritto a una istruzione di qualità. Per noi chi nasce e cresce in Italia è italiano e non bisogna negare questo diritto». Per Luana Zanella, da Avs «ciò che è orribile nel post di Salvini è il tentativo di accreditare una origine etnica del femminicidio: nega totalmente e colpevolmente la trasversalità di un fenomeno che non riguarda classi, colore della pelle, confini statali».